Per gli esperti di clima non ci sono dubbi: luglio 2023 sarà “il mese più caldo della Terra in centinaia, se non migliaia, di anni”. Lo ha dichiarato Gavin Schmidt, il climatologo che dirige il Goddard Institute for Space Studies della Nasa, durante un incontro dell’agenzia governativa statunitense tenutosi il 20 luglio nella sede di Washington. Per gli esperti, però, il 2024 sarà un anno ancora più caldo. Alla riunione, dove si è discusso dei fenomeni atmosferici legati alla crisi climatica, hanno partecipato diversi scienziati insieme ai vertici dell’organizzazione. Tra di loro, l’amministratore della Nasa Bill Nelson e il capo scienziato e consigliere senior per il clima Kate Calvin. A quanto emerso dall’incontro, la principale causa delle temperature record è El Niño. Si tratta di un fenomeno periodico che produce un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico e che dovrebbe raggiungere il suo picco verso la fine del 2023. “L’ultimo grande El Niño, dal 2014 al 2016, ha portato ciascuno di questi anni a superare il record di temperatura globale e il 2016 è attualmente l’anno più caldo mai registrato sulla Terra”, ha dichiarato Schmidt. “Ma il caldo a cui stiamo assistendo non è dovuto propriamente a El Nino”. Da molti anni gli scienziati di tutto il mondo stanno infatti mettendo in guardia sul riscaldamento globale, la cui causa sono le elevate emissioni di gas serra dovute all’utilizzo di combustibili fossili. “Stiamo assistendo a cambiamenti senza precedenti in tutto il mondo”, ha dichiarato Schmidt. “C’è stato un aumento delle temperature negli ultimi quattro decenni. Giugno è stato il mese più caldo della Terra e luglio si avvia a essere lo stesso”. A maggior ragione se si considera che il 3 e il 4 luglio sono stati i giorni con la temperatura media più alta sulla superficie dell’intero pianeta da quando – più o meno a inizio Novecento – sono cominciate le rilevazioni con strumenti affidabili. Da tutto questo si comprende come il 2023 potrebbe stabilire il record quale anno più caldo mai registrato: secondo i calcoli di Schmidt la probabilità che ciò accada è del 50%, mentre altri modelli fissano questa percentuale all’80%. Il cambiamento climatico “ha un impatto sulle persone e sugli ecosistemi di tutto il mondo”, sostiene Calvin. Basti pensare alla siccità e alle settimane di caldo record in Italia, cui si aggiunge la recente alluvione in Veneto. Altro caso rilevante è quanto sta succedendo negli Stati Uniti, tra le inondazioni mortali e le nubi di fumo intorno a città come New York, la cui causa sono gli incendi scoppiati in Canada. Gli effetti della crisi climatica sono stati registrati anche negli oceani: un esempio è l’aumento di temperatura dell’Atlantico.Rispetto a questi problemi, la stessa Nasa ha avviato alcune iniziative per il monitoraggio della crisi climatica. “Si pensa alla Nasa come agenzia spaziale o come agenzia di ricerca aeronautica”, ha dichiarato Nelson. “La Nasa è anche un’agenzia per il clima”. La sua ultima iniziativa, l’Earth Information Center, renderà disponibili i dati climatici provenienti da 25 satelliti. I dirigenti dell’agenzia statunitense hanno poi illustrato una serie di altri progetti, tra cui quelli che puntano a monitorare l’inquinamento atmosferico, le emissioni di metano, gli uragani e i cicloni tropicali. A ciò si aggiunge la volontà di contribuire alla riduzione dell’inquinamento che riscalda il pianeta: tra le soluzioni, i dirigenti della Nasa ipotizzano forme di trasporto aereo a minore contenuto carbonico.