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sabato, Luglio 27, 2024

Magistratura democratica: “Aggressione ingiustificata dal governo”

In una nota, il Consiglio nazionale di Magistratura democratica afferma: “Negli ultimi giorni magistratura democratica è stata oggetto di gravi attacchi da parte di esponenti di primo piano del governo e dei media. E’ stata accusata di aver coltivato ‘scopi cospirativi’ e di voler svolgere un ruolo di ‘opposizione giudiziaria’. Md respinge con fermezza tali accuse. L’aggressione politico-mediatica che ci ha investito non ha dunque alcuna giustificazione ma vorrebbe costringerci a rendere conto di una libertà, quella di associarsi e di riunirsi, prevista dalla Costituzione”.  I 26 presidenti di Corti d’Appello parlano di “esperienze devastanti soprattutto per la gestione dei ruoli gravosi delle Corti d’Appello, che sono uffici già sofferenti per pesanti e mai risolte carenze di organico del personale amministrativo, uffici notoriamente considerati i colli della bottiglia della sorte dei singoli procedimenti”. Per questa ragione chiedono che “le eventuali nuove discipline siano accompagnate da esaurienti e coeve disposizioni transitorie”. E ancora: “Oogni eventuale modifica imporrà, necessariamente, un’altra rivisitazione di una parte molto consistente della pendenza di ciascun ufficio. Con un Appello tuttora governato dalla carta, la rivisitazione imporrà il materiale accesso a decine di migliaia di fascicoli cartacei pendenti. E non a costo zero, perché sarà necessario tanto tempo di magistrati e personale amministrativo che fronteggiano scoperture di organico rilevantissime, sottratto alle udienze i cui tempi inevitabilmente si allungheranno”. Infine il cambio della prescrizione li costringerà a ricalcolare tutti i tempi dei processi, manualmente, fascicolo per fascicolo, in rapporto alla legge vigente sulla prescrizione. Quanto al Pnrr? “L’ assenza di una tempestiva, chiara, esauriente disciplina transitoria renderebbe il gravosissimo lavoro ingovernabile e ciò in periodo di Pnrr e pertinenti obiettivi da raggiungere”. Se il governo non dovesse rendersi conto di questi problemi ciò “determinerebbe il rischio intensissimo di lavorare più volte a vuoto, e ciò in un contesto di ben note attuali carenze pesantissime, di risorse umane e di sistemi informatici inefficaci, e potrebbe condurre alla paralisi dell’intera attività delle Corti di Appello”.

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