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giovedì, Luglio 25, 2024

Gimbe: cresce la migrazione sanitaria, nel 2021 spostati 4,25 miliardi al Nord

Aumenta la migrazione sanitaria. Secondo un report elaborato dalla Fondazione Gimbe, nel 2021 la fuga per curarsi dal Sud al Nord ha raggiunto un valore di 4,25 miliardi di euro, ben il 27% in più di quello del 2020 (3,3 miliardi), “anno in cui l’emergenza pandemica Covid-19 ha determinato una netta riduzione degli spostamenti delle persone e dell’offerta di prestazioni ospedaliere e ambulatoriali”, sottolinea Gimbe. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 93,3% del saldo attivo, cioè l’attrazione di pazienti provenienti da altre Regioni, mentre il 76,9% del saldo passivo, ovvero la “migrazione” dei pazienti dalla Regione di residenza si concentra in Calabria, Campania, Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo. “La mobilità sanitaria è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali, etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese. Un gap diventato una “frattura strutturale” destinata a essere aggravata dall’autonomia differenziata, che in sanità legittimerà normativamente il divario Nord-Sud, amplificando le inaccettabili diseguaglianze nell’esigibilità del diritto costituzionale alla tutela della salute”, spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta. Dal report emerge che oltre 1 euro su 2 speso per ricoveri e prestazioni specialistiche finisce nelle casse del privato: esattamente 1.727,5 milioni di euro (54,6%), rispetto a 1.433,4 milioni (45,4%) delle strutture pubbliche. In particolare, per i ricoveri ordinari e in day hospital le strutture private hanno incassato 1.426,2 milioni, mentre quelle pubbliche 1.132,8 milioni. Per le prestazioni di specialistica ambulatoriale in mobilità, il valore erogato dal privato è di 301,3 milioni di euro, quello pubblico di 300,6 milioni. “Il volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private varia notevolmente tra le Regioni ed è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva delle strutture private accreditate, oltre che dell’indebolimento di quelle pubbliche”, spiega Cartabellotta. Accanto a Regioni dove la sanità privata eroga oltre il 60% del valore totale della mobilità attiva, Molise (90,5%), Puglia (73,1%), Lombardia (71,2%) e Lazio (64,1%), ci sono Regioni dove le strutture private erogano meno del 20% del valore totale della mobilità: Valle D’Aosta (19,1%), Umbria (17,6%), Sardegna (16,4%), Liguria (10%), Provincia autonoma di Bolzano (9,7%) e Basilicata (8,6%).

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