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mercoledì, Luglio 24, 2024

Allarme per i medici di famiglia, Gimbe: “Ne mancano oltre 3.100”. Scure di pensionamenti al Sud

Entro il 2026 in pensione 11.439 medici. I calcoli di Gimbe si basano sul rapporto di 1 medico di medicina generale ogni 1.250 assistiti (valore medio tra il massimale di 1.500 e l’attuale rapporto ottimale di 1.000) e utilizzano le rilevazioni della struttura interregionale sanitari convenzionati. Inoltre, secondo i dati forniti dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, tra il 2023 e il 2026 sono 11.439 i medici che hanno compiuto o compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione. “L’allarme sulla carenza dei medici di base – afferma Nino Cartabellotta presidente della Fondazione Gimbe – oggi riguarda tutte le Regioni ed è frutto di un’inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Così oggi spesso diventa un’impresa poter scegliere un medico vicino a casa con conseguenti disagi e rischi per la salute, in particolare di anziani e fragili”. Tenendo quindi conto dei pensionamenti attesi e del numero di borse di studio finanziate per il corso di formazione in medicina generale – evidenzia Gimbe –  è stata stimata la carenza di medici di famiglia al 2026, anno in cui dovrebbe “decollare” la riformadell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr.   Considerando l’età di pensionamento ordinaria di 70 anni e il numero borse di studio messe a bando per gli anni 2020-2023 comprensive di quelle del Dl Calabria per cui si sono presentati candidati, nel 2026 il numero dei mmg (Medici di medicina generale, n.d.r.) “Diminuirà in media di 135 unità rispetto al 2022, ma con nette differenze regionali”. Scrive sempre Gimbe. In particolare saranno tutte le Regioni del Sud (tranne il Molise) nel 2026 a scontare la maggior riduzione di medici: 
Campania (-384), Puglia (-175), Sicilia (-155), Calabria (-135), Abruzzo (-47), Basilicata (-35), Sardegna (-9,) oltre a Lazio (-231), Liguria (-36) e Friuli Venezia Giulia (-22). “Questo sovraccarico di assistiti – commenta il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – determina inevitabilmente una riduzione della disponibilità oraria e, soprattutto, della qualità dell’assistenza accendendo “spie rosse” su tre elementi fondamentali: la reale disponibilità di mmg in relazione alla densità abitativa, la distribuzione omogenea e capillare sul territorio e la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta”.

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