Non è iniziato bene l’anno scolastico, per quello che riguarda il gradimento del servizio mensa del comune di Anzio e la fine non è migliorata. Anzi.
Sono diverse le famiglie che, dopo le proteste hanno ottenuto, tramite l’intervento di un legale, di poter accedere all’autorefezione, e nei giorni scorsi altre tre famiglie hanno chiesto di disdire il servizio mensa. Altre 32 stanno valutando il provvedimento.
Dopo le proteste iniziali legate alla qualità del cibo, alla concezione stessa del menù proposto ai bambini, dopo la segnalazione sul tipo di stoviglie utilizzate che si sono spezzate in più occasioni la situazione sembrava essersi calmata con la promessa di interventi migliorativi.
E’ stato un insetto trovato all’interno di un pasto a inizio marzo a far esplodere la nuova protesta e il fatto che in un anno spessissimo il cibo servito ai bambini è stato buttato e i bambini sono arrivati a casa a stomaco vuoto. Dopo le proteste, una delle quali eclatante con oltre 200 famiglie che hanno disdetto il pasto e mandato a scuola i bambini con il panino, c’è stata una riunione tra rappresentati delle scuole, Comune e famiglie che, per alcuni, non ha portato a nulla. Per questo tre famiglie (e altre 32 stanno valutando il percorso), tramite avvocato, hanno presentato un’istanza diffida alla scuola per accedere all’Autorefezione tempo mensa. “E’ stato necessario di nuovo, l’intervento dell’avvocato (con i costi che questo comporta per le famiglie che devono pagare per vedersi riconosciuto un diritto) – ci spiega Michela Sandulli, una delle mamme che ha presentato richiesta, anche lei avvocato – poiché la scuola sta tardando ad approvare il regolamento che impone di prevedere il legittimo diritto delle famiglie di scegliere l’alimentazione dei propri figli. Il servizio mensa offerto dal comune a mio avviso non è adatto ai bambini e non è appetibile. Pasta scondita, verdure scondite, stoviglie che si rompono, non ultimo l’insetto nel cibo. Le mie figlie non mangiano nulla di quello che viene servito se non a volte il pane e non sono bambine viziate anzi. Spero che anche e altre famiglie si rendano conto che si ha diritto ad un servizio diverso o a decidere di poter fare da soli”.
Il legale delle famiglie, l’Avvocato Giorgio Vecchione, nelle sue comunicazioni alla scuola ha “stigmatizzare buona parte delle infondate considerazioni contenute nel verbale della seduta del Consiglio di Istituto del 20 marzo 2024, in seno al quale sono state toccate tematiche ampiamente già superate dalla giurisprudenza unanime del Consiglio di Stato; mi pare altrettanto evidente che l’attesa dei confronti con l’Amministrazione comunale e l’ASL sia chiaramente sintomatica di una volontà di rinviare – senza alcuna data certa – la soluzione del problema”.
L’avvocato ha ricordato alla scuola, sentenze alla mano, che deve “assumere il compito di rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”.
Quindi, alla luce dei diritti degli alunni, l’avvocato ha chiesto l’immediata ammissione delle minori a consumare i propri pasti di preparazione domestica in ambito scolastico, nel locale refettorio, unitamente ai compagni di classe, fruendo delle prestazioni di vigilanza e di assistenza educativa dei docenti”.