Ci sono le classiche presentazioni dei libri, e quelle particolarmente efficaci e interessanti.E poi. su un altro livello, ci sono le presentazioni dei libri ideate dal regista e attore Agostino De Angelis, e organizzate da Desirée Arlotta in collaborazione con il Gruppo Archeologico Romano. Questa affermazione può sembrare la classica formula elogiativa che si usa quando un giornalista racconta un evento a cui si è stato invitato a partecipare. Ma non è così. E proverò a dimostrarlo. Ieri pomeriggio, a Marina di San Nicola, si è svolta la presentazione evento del libro “Delitti sommersi”, della scrittrice Daniela Alibrandi. Un thriller, edito da Morellini Editore, ambientato nella Roma sotterranea.Il palcoscenico di questo evento è stata una delle aree archeologiche più importanti e spettacolari di Ladispoli: il criptoportico della villa romana di Pompeo a Marina di San Nicola. Un posto migliore per parlare di delitti commessi in luoghi romani sotterranei, non si poteva trovare. Le letture, che sempre ci sono in queste presentazioni, sono state magistralmente eseguite da Agostino de Angelis. Avevo già letto il libro, ma sentirselo leggere con la l’intensità e la teatralità che ha trasmesso al pubblico presente, mi ha fatto venire voglia di rileggerlo. Quasi che mi fossi perso qualcosa leggendolo, in silenzio, solo con gli occhi. Ad una presentazione di alto livello non poteva mancare l’approfondimento. Quanti di noi conoscono il mondo in cui è ambientato “Delitti sommersi”, e cioè il ricco e articolato sottosuolo di Roma? Credo veramente pochi. A colmare questa lacuna ci ha pensato l’intervento di Fabrizio Baldi, lo speleologo, socio del GAR, esperto del mondo sotterraneo su cui di poggia la città di Roma. Quasi trenta minuti di informazioni e di racconti volati in un attimo. A dialogare con l’autrice è stato chiamato Riccardo Dionisi. Il direttore di BaraondaNews, e soprattutto apprezzato scrittore. E quando è uno scrittore a fare le domande ad un suo collega, e non un semplice giornalista o appassionato lettore, la differenza si vede. E ancora non abbiamo parlato del libro e della sua autrice. Daniela Alibrandi, che oggi vive a Cerveteri dopo aver vissuto e studiato negli Stati Uniti, è una scrittrice che è stata rapita tardi dal demone della scrittura, anche se covava da sempre in lei. Poi, 13 anni fa, ha deciso di cambiare drasticamente la sua vita, e di dedicarsi solo ai personaggi e alle storie che adesso popolano i suoi romanzi. E da quel momento non si è più fermata. Un successo dietro l’altro.Ha scritto ben15 romanzi negli ultimi 10 anni, vincendo molti premi nazionali ed internazionali. “Delitti sommersi” è stato pubblicato l’anno scorso, ed ha subito riscosso numerosi premi e riconoscimenti. Sia da parte dei critici letterari, che dai suoi lettori. La trama, in estrema sintesi, è questa: Mani Fredde è un maniaco psicopatico che viene rilasciato dall’ospedale psichiatrico giudiziario, dove ha scontato cinque anni di reclusione. Viene affidato,per valutare un suo eventuale graduale inserimento nella società, al servizio neuropsichiatrico dell’ospedale romano Gianicolense. Qui ingannerà gli specialisti, ottenendo un regime di semilibertà. Sarà quindi nelle condizioni di poter attuare la vendetta che ha pianificato contro il commissario Rosco e l’agente Loverso.Che, a suo tempo, lo assicurarono alla giustizia. Un thriller avvincente e dal finale non scontato. Ma guai a definirlo solo “thriller”. L’autrice ribatterebbe che: “È riduttivo classificare le mie storie solo come thriller o romanzi noir. Infatti, la critica definisce i miei romanzi come “tridimensionali”. Un giallo è un romanzo dove c’è un omicidio e bisogna trovare il colpevole. C’è un’indagine. Un noir invece porta il lettore a ragionare come l’assassino. A preparare il delitto insieme a lui. Ma anche a vivere la disperazione e il terrore della vittima. Il thriller cerca invece la suspence, il colpo di scena finale. Nei miei libri si trovano tutte queste tre caratteristiche. È un intreccio di generi, pur nello stesso filone.” Questa inedita classificazione di un romanzo dove si fondono armoniosamente tre generi letterari diversi, è da pochi giorni diventata ufficiale. Ed è stato addirittura depositato un copyright. Da oggi i romanzi di Daniela Alibrandi si potranno fregiare, unici al mondo, della definizione di “MultiDimensionCrime”. In acronimo: MDC. Mi inchino alla critica,e alle scelte marketing della scrittrice e della sua casa editrice. È indubbia, e non si può certamente negare, la fusione, nei romanzi di Daniela Alibrandi, dei tre generi letterari. Ma, da semplice lettoredella Alibrandi, trovo riduttiva questa classificazione. Come sarebbe riduttiva una qualsiasi classificazione per i suoi romanzi. L’arte letteraria, quella vera, non è classificabile. “Guerra e Pace” è un romanzo storico?Forse. Anche. Ma è soprattutto un grande romanzo. È arte letteraria pura. Per il quale qualsiasi definizione è troppo stretta, e qualsiasi cassetto dove riporlo sarebbe troppo piccolo. Lo stesso vale, per esempio,per “Uno, nessuno e centomila” o per “Cent’anni di solitudine”. Lo stesso vale, a mio parere,per “Delitti sommersi”.