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mercoledì, Agosto 28, 2024

Case abusive sui terreni comunali di Ardea, partono gli sfratti

Undici ordinanze di sgombero e sfratto per altrettante case abusive realizzate sui terreni di proprietà comunale ad Ardea. Il Comune prova a tenere il pugno fermo nella zona delle Salzare a ridosso di Tor San Lorenzo, da sempre considerata “terra di nessuno” per via di quegli usi civici che ne hanno sempre complicato ogni tipo di impiego “legale”. Cento anni di contenzioso con gli storici proprietari, un trasferimento dal Demanio al Comune che ha lasciato mille dubbi e soprattutto una situazione di illegalità diffusa, tra discariche abusive, occupazioni di terreni senza titoli e case che nascono come funghi, senza uno straccio di autorizzazione né di servizi. Ora le undici famiglie che nel corso dei blitz di gennaio scorso sono stati trovati all’interno di quelle case – che ricordiamo sono state costruite su terreni che sulla carta appartengono al Comune di Ardea – dovranno andarsene entro cinque giorni. Si tratta di persone che non hanno la residenza ad Ardea: gran parte sono di origine siciliana, con cognomi italiani ma di origine rom “camminanti”, altri sono sardi, sempre di origine rom. Dovranno trovare un altro posto in cui stare. Non è chiaro se il Comune di Ardea provvederà immediatamente alla demolizione di quelle case o se le acquisirà a patrimonio comunale, trattandosi a tutti gli effetti di aree comunali. Tutto ha inizio nel lontano 1927, quando alcuni cittadini di Ardea rivendicano il diritto di uso civico sull’ex feudo di Ardea, di proprietà degli Sforza Cesarini, pari a circa 4.300 ettari, richiamandosi ad antichi statuti d’Ardia del XIV e XV secolo. Inizia così la causa “Naturali di Ardea contro Sforza-Cesarini”. Nel febbraio 2017 (un mese prima di dimettersi) il sindaco Luca Di Fiori firma il verbale di consegna dei 706 ha, che dal Demanio dello Stato passano al Comune di Ardea. Lo stesso Di Fiori però dichiarava che per risanare e bonificare l’intera area si rendeva necessario l’intervento degli enti superiori (Regione e Ministero dell’Ambiente in primis). La “patata bollente” passa all’amministrazione del Movimento 5 stelle e quando il sindaco Mario Savarese, insieme ad una troupe televisiva, si reca sul posto per rendersi conto della situazione, denuncia il forte degrado ambientale e chiede l’intervento degli enti superiori per una bonifica che il comune, con le sue stesse forze non potrà mai realizzare (la stessa identica cosa che aveva dichiarato il sindaco Di Fiori e che ha poi dichiarato Cremonini). Ora lo Stato fa sentire la sua presenza.

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