Ladispoli – Nove arresti da parte delle Fiamme Gialle, tra questi il responsabile pro tempore dell’ufficio appalti del Comune di Ladispoli, un imprenditore romano, unitamente a due direttori tecnici delle società coinvolte. I reati loro imputati, a vario titolo risultano essere turbata libertà degli incanti, rilevazione del segreto d’ufficio e falso ideologico. Le indagini sono partite nel 2006 da una denuncia inerente a plurime irregolarità nella procedura di aggiudicazione di cinque appalti indetti dal Comune di Ladispoli finalizzati alla realizzazione del “nuovo campo di calcio in località Campi Vaccina” del valore complessivo, a base d’asta, di oltre due milioni di euro. Gli accertamenti hanno permesso di individuare nel responsabile delle suddette procedure di evidenza pubblica colui che aveva invitato a partecipare più società che, sebbene formalmente distinte, sapeva essere riconducibili a un unico imprenditore. In tal modo aveva quindi consapevolezza che le offerte provenissero da un unico centro decisionale, in modo da poter incidere concretamente sull’esito della gara. Il predetto funzionario infedele aveva inoltre occultato la documentazione relativa alle procedure, simulandone lo smarrimento, portando così i Finanzieri a perquisire gli uffici del Comune di Ladispoli. All’esito delle attività è stato rinvenuto il carteggio degli appalti di interesse. L’uomo aveva costituito cinque diverse società, di fatto gestite e amministrate in prima persona, ma formalmente intestate ai due figli – poco più che maggiorenni – alla moglie, alla madre ottantenne, nonché a un suo dipendente, con mansioni di operaio. Al vaglio degli inquirenti ancora diverse gare di appalto, indette da altri Enti pubblici sul territorio nazionale, in cui lo stesso imprenditore avrebbe partecipato seguendo il medesimo schema illecito. Infatti, solo nel circondario della Procura della Repubblica di Civitavecchia, i Finanzieri della locale Compagnia hanno accertato complessivamente la turbativa di ben sedici gare relative ad appalti pubblici indette da otto Comuni per un valore complessivo, a base d’asta, di 4.200.000 euro. L’attività svolta ha permesso di denunciare, oltre alle nove persone tratte in arresto, altri tre imprenditori e un professionista che si sono resi responsabili di analoghi reati.