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sabato, Luglio 27, 2024

I principi Ladislao e Baldassare Odescalchi, due fratelli con uno stesso curioso destino: fondare una città

Sono due fratelli diversi tra di loro, ma con uno stesso destino: fondare una città. Stiamo parlando dei principi Ladislao e Baldassare Odescalchi. Che, quasi contemporaneamente, si regalarono il raro privilegio di creare una città che prima non esisteva. Il primo diede il suo nome alla nascente città: Ladispoli. Il secondo, per la sua creatura, mantenne lo storico nome di quel luogo: Santa Marinella. I casi di fondazione “personale” di una città sono molto rari. E quasi sempre sono di natura mitica. Come la fondazione di Roma, da parte di Romolo. Le città, in realtà, sono sempre state fondate da popoli in cerca di nuove sistemazioni. Per questo è un caso assolutamente straordinario che addirittura due fratelli, forse in competizione tra di loro, abbiano fondato ognuno la propria città. Il primo, anche se di poco, a fondare la “sua” città, fu Ladislao, il fratello minore. Se si cercano informazioni in rete su di lui, curiosamente non si trova molto. È il classico esponente cadetto di una potente famiglia. Con meno responsabilità rispetto al fratello Baldassare, e quindi si poteva permettere di vivere come un aristocratico gaudente e libertino. Che addirittura ispirò, si dice, la figura del protagonista del “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio. Ma era comunque un uomo colto e illuminato. Illuminato per quanto poteva esserlo un principe che aveva tra i suoi avi il Papa Innocenzo XI. Sappiamo che il principe Ladislao spese molto denaro per il completo restauro del suo castello a Palo. Che trasformò nella sua residenza ufficiale, e nella sede della sua preziosa collezioni di armi d’epoca. Una delle più importanti d’Europa. Insomma, spese molti soldi per crearsi un suo personale “Buen retiro”. Un castello cinquecentesco che sorgeva nello splendido isolamento di Palo. Con un panorama mozzafiato, e con una quiete quasi assoluta. Quasi… Perché quell’area era diventata nel tempo un apprezzato centro balneare per i cittadini agiati di Roma. Che, insieme agli abitanti del borgo, soprattutto d’estate, trasformavano quella quiete in una insopportabile caciara. Da qui la decisione del principe, nel 1888, di porre rimedio a questa situazione. Un bel giorno le carrozze dei bagnanti romani trovarono sbarrata la strada di accesso a Palo. E venne chiuso il tratto di ferrovia che passava proprio davanti al suo castello. Il principe aveva deciso di sbarazzarsi dei villeggianti, e nello stesso tempo ne approfittò per sfrattare tutti gli abitanti del borgo di Palo. Che erano, in gran parte, suoi dipendenti. Fu una vera e propria deportazione.

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