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mercoledì, Luglio 24, 2024

Neonato abbandonato sugli scogli, la madre tredicenne sarebbe affetta da debito cognitivo

La tredicenne di Villa San Giovanni che ha partorito un bambino poi abbandonato sugli scogli del molo del porticciolo turistico di Villa San Giovanni due giorni fa soffrirebbe da disturbi di debito cognitivo. E’ un ulteriore tassello che si aggiunge all’inchiesta degli inquirenti, coordinati dal Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, e dal capo della Procura dei Minori Roberto Di Palma, che oggi hanno sentito la madre della ragazza e altre due persone informate sui fatti. Domenica scorsa il ritrovamento del corpo senza vita del neonato, con il cordone ombelicale ancora attaccato, all’interno di uno zaino abbandonato tra gli scogli a Villa San Giovanni, nelle vicinanze degli imbarcaderi per la Sicilia. La ragazza è stata individuata nell’abitazione dei genitori, a Villa San Giovanni, dai carabinieri e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, portata inizialmente in ospedale e ricoverata perché affetta da setticemia, conseguenza del parto che sarebbe avvenuto nello scorso fine settimana in circostanze sulle quali sono in corso le indagini degli investigatori. Le indagini, stanno proseguendo celermente nel massimo riserbo, consideratala delicatezza della vicenda. L’attività investigativa punta a fare luce, in particolare, sul contesto familiare particolarmente degradato cui appartiene la tredicenne. L’inquietante vicenda presenta numerose incongruenze anche alla luce della carnagione del neonato, molto scura, un particolare che potrebbe portare a novità di rilievo, tant’è che gli inquirenti hanno chiesto all’anatomo-patologo che ha eseguito l’autopsia di prelevare parti tissutali utili a definire il Dna del bambino deceduto, anche per identificare il padre, se si tratta di un giovane o di una persona più grande e se fosse a conoscenza della gravidanza della tredicenne. Altro dato significativo emerso riguarderebbe i tempi della gestazione, poichè il parto sarebbe avvenuto prematuramente rispetto ai nove mesi canonici. La madre-bambina inoltre, frequentava l’ultimo anno della Scuola media di primo grado, aspetto su cui si sarebbero appuntate le attenzioni degli investigatori per comprendere se vi siano state, o meno, segnalazioni sulla gravidanza della giovanissima agli organi competenti. Non si esclude, tra l’altro, un’altra ipotesi inquietante. E cioè che la ragazza possa essere stata coinvolta in un giro di prostituzione minorile. Ipotesi che trova fondamento nel degrado sociale in cui ha vissuto fino ad oggi e dal quale, si spera, possa adesso uscire definitivamente per andare incontro ad un futuro più dignitoso. Su delega del procuratore aggiunto Walter Ignazitto e del sostituto Tommaso Pozzati, della Procura ordinaria, e del sostituto della Procura dei minorenni Giuseppe Creazzo, sono state sentite in Questura alcune persone informate dei fatti. Si tratta di familiari della giovane che sarebbero state a conoscenza della gravidanza della minorenne e le cui dichiarazioni potrebbero rivelarsi utili per appurare le modalità della morte del neonato e del suo abbandono tra gli scogli. Tra le persone sentite a lungo dagli investigatori c’è stata la madre della tredicenne. Lo scopo degli investigatori è, in primo luogo, di accertare se e da chi la ragazza è stata aiutata a partorire. Difficile infatti, pensare che la giovane abbia potuto fare tutto da sola. Va accertato, inoltre, se il neonato fosse già morto quando è stato dato alla luce o se il decesso sia sopraggiunto successivamente. In questo senso le risposte dovrebbero venire dall’autopsia disposta dall’autorità giudiziaria e che è stata eseguita nelle scorse ore.

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