Al via il completamento della bonifica della Chemical city sul lago di Vico. Circa 15 le persone che sono si sono dovute allontanare dalle proprie abitazioni, 6 tra stabilimenti e ristoranti hanno chiuso per motivi di sicurezza. Il 7 maggio scorso durante la bonifica iniziata a marzo erano stati rinvenuti 4 contenitori che, questa l’ipotesi più accreditata, sarebbero pieni di fosgene, un gas altamente tossico utilizzato come arma chimica durante la prima guerra mondiale. È una storia lunga quella della messa in sicurezza dell’ex fabbrica militare, scoperta dalle truppe inglesi nel 1940 e nella quale durante il periodo fascista venivano prodotte armi chimiche. L’ultimo capitolo è quello iniziato appunto a marzo 2024 con tanto di annuncio del sindaco di Ronciglione Mario Mengoni. L’intera operazione dovrebbe terminare nel giro di un anno, il che la dice lunga sulla difficoltà di bonificare l’area. I passaggi prevedono infatti il monitoraggio del terreno via via sempre più in profondità per individuare eventuali ordigni, o appunto come avvenuto, contenitori con materiali chimici. I lavori vengono condotti. con la supervisione del decimo reparto infrastrutture dell’Esercito, dal Centro tecnico logistico interforze Nbc che si occupa per l’esercito di sperimentazione e ricerca nel settore nucleare, chimico e biologico e dagli uomini del Settimo reggimento difesa Cbrn di Civitavecchia. Che quello della Chemical city sia un sito ad alto rischio è chiaro da qualche decennio. La prima bonifica iniziò nel 1996 e durò anni. Fu data per conclusa nel luglio 2015. Allora si procedette con grandi scavi, che portarono alla luce bombe chimiche, cisterne che contenevano gas letali e le grotte e tunnel utilizzati per la fabbricazione delle armi. Poi un’inchiesta del sito di informazione Tuscia web del 2020 portò alla luce “la condizione critica degli edifici, la presenza di materiali e liquidi, carotaggi abbandonati e documenti militari bruciati oppure sparsi per tutto il terreno.