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lunedì, Luglio 1, 2024

Auditorium di Mecenate, un gioiello dell’Esquilino

Intorno al 30 a.C., Mecenate, influente consigliere dell’imperatore Ottaviano Augusto, nonché protettore di artisti e poeti, fece costruire un grande complesso architettonico ai confini dell’Urbe, in corrispondenza con le Mura Serviane, la prima cinta muraria di cui si dotò la città. Ciò che rimane di questa splendida villa si trova in largo Leopardi, nel quartiere Esquilino, ed è conosciuto come l’Auditorium di Mecenate, uno dei più interessanti siti archeologici della capitale. In realtà si trattava di un antico e bellissimo ninfeo triclinio, una sala parzialmente interrata con giochi d’acqua, quindi più fresca, dove probabilmente si riunivano Mecenate con il suo circolo di poeti e intellettuali (da qui il termine mecenatismo), tra cui Orazio, Virgilio e Properzio. Sono diversi gli elementi a sostegno di questa ipotesi: le nicchie della sala e dell’abside decorate con scene di giardini con piante, fiori e uccelli per dare l’illusione di finestre aperte su spazi verdi; alcuni versi dell’epigramma del poeta greco Callimaco, rinvenuti dipinti sull’intonaco esterno, alludono agli effetti del vino e dell’amore; la presenza di tubi che uscivano dal gradino più alto della cavea, dai quali doveva scendere l’acqua a formare una cascatella. Il monumento fu portato alla luce nel 1874 durante i lavori di scavo e sbancamento previsti dal Piano Regolatore per la realizzazione del nuovo quartiere Esquilino. La struttura era formata da un’aula rettangolare, larga 13 metri e lunga 24, con un’abside semicircolare sul fondo che presentava una gradinata costituita da sette stretti gradini concentrici. L’accesso, sul lato opposto alla gradinata, avveniva lateralmente mediante una doppia rampa in discesa, di cui oggi si conserva solo l’ultimo tratto. La caratteristica più evidente dell’edificio è la decorazione pittorica conservata sia nelle nicchie, sia sopra di esse, con un lungo fregio su sfondo nero con scene dionisiache e giardini miniaturistici. Raffigurazioni analoghe erano anche nelle nicchie che movimentano le pareti laterali e la parete curva sul fondo. I dipinti furono probabilmente eseguiti sotto Tiberio, alla fine del I secolo d.C., quando, non ancora imperatore, andò ad abitare nella villa che Mecenate aveva lasciato in eredità imperiale. Secondo le fonti antiche, la struttura era dotata anche di piscine, giardini, viali alberati ed edifici per gli ospiti e per la servitù. Il tutto decorato non solo con mosaici, statue e sculture pregiate, ma anche con numerose specie floreali. Il poeta Orazio descrisse una villa con “rigogliosi giardini” creati da Mecenate eliminando l’antico sepolcreto esistente nei pressi delle Mura Serviane, a cui la struttura si addossa. Per restaurare il monumento è in programma un importante intervento di recupero attraverso i fondi del PNRR, con uno stanziamento di circa 1,4 milioni di euro. Il progetto prevede la deumidificazione e il restauro delle murature antiche, il restauro conservativo delle superfici lapidee e decorate, nonché la realizzazione di una biglietteria e di servizi igienici. Inoltre, saranno effettuati interventi per abbattere le barriere architettoniche e adeguare la struttura alle normative vigenti. Prevista anche l’installazione di nuovi impianti di riscaldamento, di illuminazione e antincendio. L’obiettivo è quello di preservare e valorizzare l’edificio garantendo ai visitatori un elevato standard di qualità e sicurezza.

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