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venerdì, Luglio 19, 2024

Mazzarino e la Porta d’Italia in faccia alla SuperProvincia

Provincia “Porta d’Italia” …punto e a capo! Quando tutto sembrava avviato e persino il comune di Cerveteri aveva accettato (obtorto collo, vista l’attuale amministrazione cerite alquanto traballante) l’adesione alla costituenda provincia di “Porta d’Italia”, si torna due passi indietro come nel gioco dell’oca, con il comune di Civitavecchia che, forte della nuova Giunta, ci ripensa e vota uno sdegnato “no!” senza neanche ringraziare dell’invito. Potremmo dire che sbatte la porta in faccia a “Porta d’Italia”. Riteniamo giusto approfondire ed allargare l’argomento per chiarire i molti dubbi che i lettori manifestano su questi isterismi della politica. Come già scritto, la costituzione di questa nuova provincia avrebbe una sua ragione di essere per il Litorale Nord del Lazio in quanto le amministrazioni locali sono schiacciate dall’ingombrante appartenenza a Città Metropolitana di Roma che, di fatto, decide dando priorità all’interesse della metropoli ma mortificando l’iniziativa locale. A ciò si aggiunga la storica eccessiva influenza che la politica dell’area dei Castelli Romani esercita su di essa e di cui si hanno prove testimonianze. Ci piace ricordare la Concorsopoli di Allumiere in cui tutta la direzione strategica è riconducibile a precisi personaggi e società dei Castelli, ma anche alcune inchieste che hanno investito la stessa Civitavecchia e lo scempio urbanistico di Ladispoli, eterodiretto e riconducibile a precisi soggetti “operativi” con palazzo Falcone fin dal 2012. Quindi avere una Provincia indipendente potrebbe essere cosa buona. Ma allora cosa non ha funzionato? Il progetto nasce da una idea del gruppo politico del sindaco di Fiumicino, Mario Baccini, e con l’apporto tecnico/amministrativo del mancato sindaco di Roma Enrico Michetti (sì proprio il famoso “Michetti chi?”), che si diceva essere stato candidato in quanto fissa di Arianna Meloni della quale, sembra, fosse vicino di ombrellone e voce quotidiana di una radio a matrice complottista romana. Queste frivolezze nulla tolgono alla competenza professionale di Michetti, ma i risultati politici come candidato Sindaco già rivelavano una non eccellente propensione alla politica territoriale. A Baccini si è unito da subito quella vecchia volpe di Tidei il quale intravedeva una possibilità di crescita per Civitavecchia ed il progetto doveva dunque rappresentare una diarchia Fiumicino-Civitavecchia, con gli altri comuni in funzione di servitor cortesi. Poi l’attacco a Piendibene per la scelta di bocciare il soggetto istituzionale proponendo oggi un referendum che né nel suo comune, né in nessun’altra istituzione locale è stato proposto prima di votare direttamente in assise a colpi di maggioranza. Quindi cosa può essere andato storto? Almeno finora, a nostro avviso l’errore è stato soprattutto procedurale in quanto il progetto di costituire una Provincia, con oltre duecentomila cittadini impattati, non è un Gotha qualsiasi ed aveva bisogno di essere presentato, compreso ed accettato dai cittadini stessi non certo imposto. Viceversa la strada scelta, comune nell’attuale centrodestra è stata di calare la cosa dall’alto all’insegna del motto del Marchese del Grillo “io so io e voi nun sete un …”. Il percorso scelto è stato di decisioni nei Consigli Comunali, prive di un minimo di confronto con i cittadini e di un referendum pubblico ma votate esclusivamente a colpi di maggioranza (tranne le caso di Cerveteri ma per motivi diversi dall’adesione convinta). Ai sindaci è arrivato un moto d’imperio second il motto “credere obbedire approvare” e tanto hanno eseguito e fra questi anche il precedente Sindaco di Civitavecchia Ernesto Tedesco, nel bisogno di veder confermata la sua candidatura. Secondo noi questo metodo è profondamente sbagliato, ai limiti del legale e molto divisivo come i fatti hanno dimostrato. È una politica calata dall’alto, piena di “unti dal signore”, che vivono con malcelato scontento il rendere conto ai cittadini che è invece dovere di ogni politico. Questo metodo è stato anche il filo conduttore di tutta l’ultima campagna elettorale del centrodestra e, francamente, non sembra abbia portato grandi risultati, e vogliamo qui allargare per un attimo il discorso per chiarire meglio il concetto specifico. Oggi, sondaggi alla mano, Fratelli d’Italia non ha perso voti eppure ha perso molti comuni per cui porsi la domanda sul metodo è logico. La responsabile del partito, Arianna Meloni, è sicuramente artefice di questo modus operandi e delle scelte che hanno finito per riportare a sinistra molti Comuni mettendo anche il sale sulle ferite interne al partito, e per capire basta chiedere al rampelliano Tozzi. Un minimo di autocritica sarebbe stato opportuno, mentre invece prolifica il numero di persone che puntano tutto sull’essere “amici di Arianna” per ottenere l’investitura e tenersi lontani da rancorosi strali che puntualmente arrivano a chi non si piega. Se abbiamo affrontato questo argomento è perché esso ha una influenza a cascata su tutta la politica di territorio (un esempio plastico, la candidatura a sindaco di Civitavecchia di Massimiliano Grasso), inclusa la ex futura nuova Provincia “Porta d’Italia”. Infatti, una volta sbagliata la scelta del centrodestra su Civitavecchia e perso malamente il Pincio, è arrivata la tegola della revisione con il no alla adesione alla nuova Provincia. A dirla tutta anche in questo caso probabilmente non è tanto una decisione all’insegna di chissà quali ragioni etiche ma semplicemente perché, da Roma, l’input è stato di sabotare il progetto onde evitare di depotenziare Città Metropolitana e mantenere lo status quo attuale. La Provincia avrà una nuova opportunità? Non possiamo dirlo oggi, almeno noi, ma una cosa sappiamo per certo ed è che i metodi usati sono stati il vero limite ad un progetto che, forse, aveva delle potenzialità. Qualcuno dovrebbe riflettere perché “La stima è un regalo che non può e non dev’essere ottenuto con l’imposizione”.

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