venerdì, Dicembre 27, 2024

Gli animali che decorano le fontane di Roma

C’è un piccolo esercito animali, non solo acquatici, che decora le fontane di Roma. Ne fanno parte sculture di temibili orsi, leoni e cavalli impennati ma anche pacifiche tartarughe e armadilli. Ecco una piccola rassegna della fauna di rilievi che rende uniche molte delle fontane sparse nella città, opere d’arte a cielo aperto che la Capitale offre agli occhi di cittadini e turisti.

Suini, api e tartarughe

Partiamo da via della Scrofa. Qui la fontanella realizzata intorno al 1580 è una semplice vaschetta in marmo con una cannella. La sua particolarità era il decoro con un rilievo di suino di epoca romana, probabilmente simbolo di prosperità, che dà il nome alla strada. Nel 1874 la fontanella venne spostata nello stesso edificio all’angolo con via dei Portoghesi mentre il bassorilievo è rimasto murato nell’ex convento agostiniano, oggi sede dell’Avvocatura di Stato. Simbolo di lavoro e operosità, le api sono un’immagine piuttosto ricorrente nella Roma Barocca, perché raffigurate nello stemma della famiglia Barberini. La particolarissima Fontana delle Api di Gian Lorenzo Bernini a via Veneto ne rappresenta tre esemplari posati su una grande conchiglia aperta. E’ anche una delle molte fontane movimentate della Capitale. Costruita nel 1644 era collocata all’angolo tra piazza Barberini e via Felice, oggi via Sistina, non lontana dalla Fontana del Tritone sempre di Bernini, ma realizzata precedentemente. Per motivi di viabilità venne smontata e custodita nel magazzino comunale dei “selci di Testaccio” e ricostruita solo nel 1916 sulla base dei disegni esistenti. Oggi le uniche parti originarie dell’opera sono frammenti dell’ape centrale e una parte della conchiglia. Passiamo alle tartarughe, presenti in varie fontane della Capitale. Le più famose sono senza dubbio quelle della raffinata fontana di piazza Mattei. Ma né il progettista Giacomo della Porta né lo scultore fiorentino Taddeo Landini avevano minimamente contemplato l’inserimento delle testuggini nell’elegante composizione di efebi e delfini di una delle più originali fontane di Roma. Fu solo in occasione del restauro fatto eseguire dal Papa circa settant’anni dopo l’inaugurazione della fontana che comparvero le grosse tartarughe di bronzo, aggiunte da Bernini e perfettamente in armonia con le altre sculture presenti. Fontanelle per cani

Vicina alla Fontana delle api in via Veneto ma decisamente distante per epoca, stile e finalità troviamo sempre in via Veneto la curiosa Fontana del Cane, realizzata in travertino sull’esterno nell’hotel Ambassador. Certamente pensata per gli amici a quattro zampe e realizzata alla loro altezza, è collegata con uno dei locali della Dolce Vita, il Gui bar, e con una persona di nome Charlie, ma la sua storia rimane ancora avvolta nel mistero.

Ben più antica, risalente alla seconda metà del 1500, un’altra piccola fontanella per cani, la Fontana del Leone in piazza di San Salvatore in Lauro dove l’acqua sgorga da una testa di leone molto logorata. Sopra la cornice che inquadra la nicchia una targa marmorea. riporta una sorta di dialogo a distanza con il lupo di una fontanella scomparsa che doveva trovarsi in via de’ Prefetti.

Leoni e cavalli

E in tema predatori, troviamo leoni sparsi un po’ ovunque. Ad esempio nella maestosa Fontana dei Leoni in piazza del Popolo. Costruita attorno all’obelisco, ai quattro angoli del basamento Valadier posiziona dei leoni di marmo bianco in stile egizio dalle cui bocche sgorga l’acqua che termina in vasche rotonde. Sempre in stile egizio i due leoni posti “a guardia” della salita del Campidoglio in piazza dell’Ara Coeli. Scolpiti in basalto sono accovacciati su una base di travertino, con vicino le vasche nelle quali cade l’acqua. Anche queste due sculture nel corso della storia hanno camminato parecchio: dalla chiesa di S. Stefano del Cacco sono passati alla testata della cordonata alla fine del Cinquecento per volere dei Conservatori di Roma e furono adattati a fontana nel 1588. Tre secoli dopo furono rimossi e depositati nei Musei Capitolini, per tornare all’esterno nel 1955.

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