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sabato, Luglio 27, 2024

Cinghiali scomparsi: ipotesi cacciatori

La mano dell’uomo è arrivata a Torre Flavia prima delle gabbie per la loro cattura. Da tempo all’interno dell’oasi protetta, a cavallo tra i comuni di Ladispoli e Cerveteri, i cinghiali che tanto hanno fatto discutere e in alcuni casi anche spaventare cittadini e bagnanti, non si vedono più. E la domanda che in molti si sono posti è: che fine hanno fatto? Dalla loro comparsa in città, a ridosso del lockdown imposto dal governo Conte durante la pandemia, gli ungulati si erano ormai stabiliti sul territorio moltiplicandosi. Erano circa una sessantina quelli censiti nell’ultimo anno nell’area protetta. Per mesi e mesi erano stati avvistati a spasso sul lungomare di Campo di Mare, per le vie interne di Cerenova, nei pressi del parcheggio della stazione ferroviaria di Marina di Cerveteri. E poi ancora a zonzo nei pressi del fosso Vaccina a Ladispoli, vicino al palazzetto comunale e nei giardini di via Firenze. In più occasioni i cittadini avevano denunciato di aver subito degli attacchi, soprattutto durante le ore serali quando accompagnati dai loro amici a quattro zampe uscivano per una piccola passeggiata. Altri invece hanno messo a repentaglio la loro vita e quella degli automobilisti su via Fontana Morella, causando spesso incidenti, dove purtroppo in alcune occasioni sono rimasti anche feriti mortalmente. Con l’arrivo della stazione estiva, il timore, proprio come lo scorso anno, era legata alla sicurezza in spiaggia, a Torre Flavia dove centinaia di persone si recano soprattutto durante il fine settimana. Ma a quanto pare della presenza degli ungulati non c’è più traccia. E per il responsabile della Palude, Corrado Battisti, non c’è dubbio: i cacciatori sono arrivati prima delle gabbie richieste per la loro cattura. Un iter lungo e farragginoso, come spiega Battisti, che «tra mancanza di personale e la procedura lunga per acquistare le gabbie», alla fine si è concluso in un nulla di fatto. Dunque, la scomparsa, o comunque la consistente diminuzione dei cinghiali sul territorio, per il responsabile della Palude, non può che essere dovuta ad «atti di frodo». In alternativa tutta la vicenda «sarebbe inspiegabile».

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