Free Porn
xbporn
giovedì, Agosto 22, 2024

Autoproduzione, Cpc pronta a bloccare i porti

«Siamo pronti a bloccare i porti. È ora di dire basta e di tutelare il lavoro: siamo pronti a farlo con tutte le nostre forze». Il presidente della Compagnia portuale Patrizio Scilipoti non ha dubbi: non è più il momento di scherzare. Il riferimento è alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha riacceso il dibattito sull’autoproduzione nei porti italiani, una tematica che potrebbe provocare tensioni crescenti tra armatori e lavoratori portuali. A più riprese la questione è stata contestata con scioperi, manifestazioni e alzate di scudi. Oggi torna di nuovo in primo piano, con i giudici che hanno accolto il ricorso presentato da Grandi Navi Veloci relativo alla gestione, in proprio, delle operazioni portuali, in particolare il rizzaggio e derizzaggio delle merci. «Siamo di fronte ad un’ennesima prova di forza – ha tuonato Scilipoti – in questo modo verrebbero di fatto eliminate sia le imprese che gli articoli 17, le compagnie portuali, in tutti i nostri porti. Non possiamo permetterlo». Scilipoti punta il dito contro quegli armatori «che arrivano nei nostri porti, i porti delle città – ha sottolineato – e pretendono di fare il lavoro di carico e scarico merci con proprie navi e con proprio personale marittimo che scende dai ponti e arriva nei garage, trasformandosi in lavoratore portuale». Il numero uno dei camalli evidenzia possibili criticità legati agli stipendi, ma non solo: l’autoproduzione, sebbene possa comportare risparmi economici per le compagnie armatoriali, solleva infatti interrogativi sul rispetto degli standard di sicurezza. Inoltre, ricorda Scilipoti, già la legge 84/94 «norma gli articoli 16, 17 e 18 nei porti – ha aggiunto – così come il nostro contratto unico dei porti determina gli aspetti legati agli stipendi e alle remunerazioni dei lavoratori. Credo che basti questo, non si deve ricorrere ogni volta a delle prove di forza». Attraverso Ancip – Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali – ed i sindacati, è già stata interessata la politica, «con passaggi al Senato e alla Camera – ha aggiunto il presidente Scilipoti – una cosa del genere non può passare: non ci sono trattative, blocchiamo tutto». La sentenza del Consiglio di Stato ha ribaltato una precedente decisione del Tribunale Amministrativo Regionale della Liguria, che aveva bocciato la richiesta di GNV di operare in regime di autoproduzione. Secondo i giudici, infatti, una compagnia armatoriale in possesso dell’autorizzazione ex articolo 16, comma 3, della legge 84/94 – come nel caso di specie la Gnv – può operare in regime di autoproduzione, utilizzando il proprio personale, invece di avvalersi dei lavoratori portuali tradizionalmente impiegati per queste attività. Le compagnie portuali, che storicamente hanno garantito la sicurezza e l’efficienza nelle operazioni di carico e scarico delle navi, vedono messo a rischio il loro ruolo e, con esso, la stabilità occupazionale dei loro lavoratori, specificamente formati per gestire operazioni delicate e complesse come il rizzaggio e derizzaggio.

Articoli correlati

Ultimi articoli