giovedì, Dicembre 5, 2024

“Piante americane nella Roma imperiale”, se ne parla al castello di Santa Severa

Per la rassegna “Santa Marinella Estate Cultura” Elio Cadelo presenta venerdì il suo libro “Piante americane nella Roma imperiale”. Forse non tutti sanno che alcune delle centinaia di piante giunte in Italia durante la lunga storia di Roma, sono autoctone delle Americhe e la loro presenza nel nostro Paese è antecedente il viaggio di Cristoforo Colombo e la scoperta del Nuovo Mondo nel 1492. E’ questo il tema del libro che sarà presentato il 23 agosto alle 21.15 presso il cortile delle Barrozze all’interno del castello di Santa Severa. L’autore del saggio è Elio Cadelo, giornalista, capo redattore di Scienza e Ambiente del Giornale Radio Rai e divulgatore scientifico. Dialogherà con Cadelo il direttore del Museo del Mare e della Navigazione Antica, l’archeologo Flavio Enei. L’appuntamento è parte del lungo programma di convegni organizzati dal Polo Museale in collaborazione con il Gruppo archeologico del territorio cerite ed è presente nel cartellone Santa Marinella Estate Cultura del Comune, assessorato alla cultura. Secondo gli studi condotti da Cadelo, la presenza nel mondo romano di piante di origine americana come mais, ananas, peperone, zucca, girasole e molte altre è ampiamente comprovata non solo da un gran numero di autori classici, ma è anche ben raffigurata in affreschi, mosaici, bassorilievi e statue esposte nei musei di tutta Europa. I romani compirono numerosi viaggi per mare che li condussero fino in India e forse oltre. Erano viaggi molto rischiosi, che duravano anche due anni, prima della scoperta dei venti monsoni, che ridusse i viaggi a meno di un anno, incentivando le varie spedizioni alla ricerca di spezie e nuovi prodotti. Il concetto di “biodiversità” è molto antico e in realtà si sviluppa in epoca lontana grazie all’ importazione di piante aliene da ogni dove, soprattutto dal Medio e dall’Estremo Oriente. Botanici, ornitologi, storici della civiltà romana, archeologi e personalità del mondo scientifico hanno collaborato al saggio di Codela.

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