«Un palliativo». Così i balneari vedono la proroga del governo alle concessioni demaniali fino al 2027. «Si tratta sempre di una proroga» spiega Ugo Boratto esponente di Assobalneari a Ladispoli che evidenzia come nel decreto legge non si faccia assoluto riferimento al valore aziendale «qualora il concessionario non riesca o non possa accedere alla nuova concessione», gli fa da eco Marzia Marzoli presidente regionale S.I.B. ( Sindacato Italiano Balneari) Lazio. «Erano delle questioni abbastanza chiare che il governo Draghi aveva messo nero su bianco», aggiunge ancora Marzoli. In sostanza, dunque, per i balneari non cambia assolutamente nulla. L’incertezza è ancora lì come una spada di Damocle che pende sulle loro teste. Inutile guardare alla frase in cui il governo, nel decreto legge, parla di tener conto degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni. Tra il lockdown, l’emergenza sanitaria da covid, e la Bolkestein sempre lì in agguato, pochi o quasi nulli sono stati – appunto – gli investimenti effettuati. E i prossimi due anni non saranno da meno, «a meno che – non evidenzia Boratto – oltre a parlare di lavori sulla propria struttura non ci si metta in rete per realizzare, con gli altri gestori, qualche progetto come ad esempio lo scogliere» o nel caso di Ladispoli il sabbiodotto che era stato già portato all’attenzione dell’amministrazione comunale prima dell’inizio della stagione estiva appena trascorsa. «Ma senza scogliere – evidenzia ancora Boratto – il sabbiodotto non ha molto senso di esistere». I gestori delle concessioni demaniali si erano detti pronti ad andare incontro all’amministrazione mettendo a disposizione delle risorse economiche, anche ingenti, per poter procedere con il ripascimento degli arenili. Tutto grazie alla realizzazione, come già fatto a Fiumicino, di un sabbiodotto in grado di accumulare e “sparare” sabbia all’occorrenza per allargare le spiagge anche di 20 metri. Ovviamente, da solo, il progetto non basterà ad arrestare l’avanzata del mare. «Non sappiamo ovviamente in quanto tempo la sabbia aggiunta resterà sugli arenili», aveva ammesso Boratto. Da qui la necessità di “sposarlo” con il progetto delle scogliere ancora mai partito. «Il progetto – aveva spiegato il primo cittadino, Alessandro Grando, durante la presentazione della spiaggia inclusiva a Marina di Palo – deve essere accompagnato dalla valutazione di impatto ambientale. Finché non ci saranno rilasciati i pareri necessari non possiamo andare avanti con la gara, l’affidamento dei lavori e la posa del primo scoglio». Insomma, tutti gli ingredienti ci sono: fondi e progetto. A mancare è il completamento delle “scartoffie”. Intanto, però, il mare, anche durante questa stagione estiva ha continuato a inghiottire metri di spiaggia, costringendo i gestori degli stabilimenti ad arretrare fila dopo fila con perdite di incassi e con l’acqua che durante l’ultima mareggiata ha seriamente minacciato anche i ristoranti degli stabilimenti stessi.