Durante la sua visita in Belgio, Papa Francesco ha incontrato 17 vittime di abusi da parte di membri del clero. Nel corso dell’incontro, che si è tenuto in Nunziatura ed è durato più di due ore, “i partecipanti hanno potuto raccontare al Pontefice la propria storia e il proprio dolore”, ha riferito la Sala Stampa vaticana. Bergoglio ha parlato di una “Chiesa santa e peccatrice” dicendo, senza inutili giri di parole, che “questa è la vergogna. La vergogna che oggi tutti noi dobbiamo prendere in mano, per la quale chiedere perdono e risolvere il problema. La vergogna degli abusi sui minori”. Bergoglio “ha potuto ascoltare e avvicinarsi alla loro sofferenza, ha espresso gratitudine per il loro coraggio. E il sentimento di vergogna per quanto da loro sofferto da piccoli a causa dei sacerdoti a cui erano affidati, prendendo nota delle richieste a lui rivolte per poterle studiare”, si legge ancora nel comunicato ufficiale. Il viaggio di Papa Francesco in Belgio e la “bomba” della pedofilia La bomba della pedofilia nella Chiesa in Belgio è esplosa proprio nel primo giorno della visita di Papa Francesco nel Paese. Il viaggio a Bruxelles era nato per celebrare i 600 anni dell’Università di Lovanio e per mettere in evidenza il ruolo di un Paese piccolo, ma allo stesso tempo centrale in Europa. Anche per costruire vie di pace, in questo frangente così “vicino alla guerra mondiale”, come ha sottolineato il Santo Padre. Era però impossibile ignorare che in Belgio la Chiesa nei decenni passati si è macchiata di terribili delitti contro i più piccoli. “Sono stati orribilmente feriti, segnati per la vita”, ha sottolineato il re Philippe, nel suo discorso davanti al Papa nel maestoso Palazzo di Laeken. Il premier Alexander De Croo ha lanciato un messaggio ancora più forte: “non basta parlarne”, “bisogna fare dei passi concreti, bisogna fare tutto il possibile”. “Lei ha il diritto di sapere la verità su questi reati – ha detto rivolgendosi direttamente al Pontefice ma parlando davanti alle autorità del Paese – che vanno portati alla luce. Bisogna arrivare alla giustizia”. Il Papa non si è nascosto dietro le parole, citando anche Erode e la strage dei bambini. “Ma oggi – ha proseguito riportando l’attenzione al presente – nella Chiesa c’è questo crimine. La Chiesa deve vergognarsi e chiedere perdono e cercare di risolvere questa situazione con l’umiltà cristiana. E mettere tutte le condizioni perché questo non succeda più”. E se qualcuno dice che la pedofilia è presente anche in altri ambienti, il Papa non arretra nel suo “mea culpa”. “Un caso solo è sufficiente per vergognarsi. Nella Chiesa dobbiamo chiedere perdono di questo, gli altri chiedano perdono per la loro parte. Questa è la nostra vergogna e la nostra umiliazione”.
La piaga della pedofilia nel clero belga Il Belgio è da anni scosso da questa piaga: sono oltre mille le denunce finite nel dossier della Commissione parlamentare alla quale hanno collaborato anche i vescovi. Papa Francesco ha dato un segnale dimettendo allo stato laicale, a marzo di quest’anno, il vescovo emerito di Bruges, l’87enne Roger Vangheluwe che, quando parlava degli abusi nei confronti del nipote, si schermava replicando che si trattava di “una relazione”. Non solo abusi. Il Belgio ancora soffre per le adozioni forzate. Nei decenni passati, tra gli Anni Cinquanta e Settanta, sarebbero stati 30mila i neonati sottratti alle loro madri perché non sposate. A mediare erano spesso gli istituti religiosi per le generose donazioni che ricevevano da parte delle famiglie che adottavano.