domenica, Dicembre 22, 2024

Pantani, la scientifica: “Prima di noi, altri in quella camera”. Mamma Tonina: “La procura si metta una mano sul cuore”

Nuove luci creano altrettante ombre intorno alla morte di Marco Pantani, deceduto nel giorno di San Valentino di vent’anni fa in una camera del recidence Le Rose a Rimini. “Ci diedero disposizioni affinché io e il collega aspettassimo fuori”, raccontano gli agenti della polizia scientifica. Che aggiungono un dettaglio fondamentale: “Prima di noi entrarono altri nella camera dove morì Pantani”.
Queste informazioni sono state visionate dall’agenzia di stampa La Presse nell’ambito dell’inchiesta per “Associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle scommesse clandestine e collegata al decesso del ciclista”. Su questa ipotesi indaga la pm Patrizia Foiero che, secondo quanto apprende l’agenzia, ha ascoltato una decina di persone informate sui fatti. Agli stessi agenti, infatti, è sembrato insolito che altre persone precedessero la scientifica nell’ingresso dell’area sospetta in cui venne rinvenuto il corpo del Pirata. “Per primi dovrebbero entrare gli operatori della scientifica opportunamente attrezzati con calzari, guanti e tute” concludono gli agenti.
Gli esami del sangue durante il Giro d’Italia del ’99 La tragica fine di Marco Pantani ha un preciso inizio: la mattina del 5 giugno 1999 quando il ciclista più forte al mondo venne squalificato dopo un prelievo del sangue. All’epoca il Pirata era saldamente al comando del Giro d’Italia (sei minuti di vantaggio a due tappe dal termine), ma venne fermato dopo la gara vinta a Madonna di Campiglio (Trentino). Alle ore 6,30, i medici dell’Uci (Unione ciclistica internazionale) salirono al secondo piano dell’Hotel Touring di Madonna di Campiglio ed entrarono nella stanza 27, quella dove riposava Marco. Per la procura di Trento c’è il sospetto della “manipolazione” (a opera della camorra, ndr) delle provette con il sangue di Pantani. Non era nemmeno stato garantito l’anonimato: la provetta contenente il sangue del mito del ciclismo era marchiata con il numero 11440, preso di fronte ad altre persone. Pantani ha sempre dichiarato: “A Campiglio mi hanno fregato”. L’avvocato Fiorenzo Alessi, che rappresenta la mamma del Pirata, Tonina Belletti, ha riferito a La Presse che “c’è una procura che assieme alla polizia giudiziaria sta lavorando e procedendo”; infatti, la procura di Trento ha acquisito da quella di Forlì una nuova documentazione relativa all’esclusione di Pantani dal Giro del 1999. Si sospettano alterazione degli esami antidoping della mattina del 5 giugno.
“Dalle carte, se si leggono attentamente, emergono elementi che quel controllo non sia stato fatto secondo i crismi di legge con condotte che avrebbero potuto interferire sul campione ematico”, continua Alessi. “Ora c’è un buon lavoro congiunto con la magistratura. Le circostanze sono la sostanza di un procedimento penale”, conclude l’avvocato.
In relazione a quest’ultimo clamoroso sviluppo dell’inchiesta, la redazione di Tgcom24 ha sentito la mamma del Pirata, Tonina, che ha ribadito quanto già detto a più riprese i questi ultimi anni. “Spero che la procura di Trento si metta una mano sul cuore per cercare chi mi ha rubato la cosa più bella che avevo: un figlio”, ci dice Tonina.
Perché incastrare Pantani? Casalesi, i capi di Afragola, di Portici e l’alleanza di Secondigliano uniti “perché sennò avrebbe buttato in mezzo alla via quelli che gestivano le scommesse”. Il capo clan di Mondragone poi divenuto collaboratore di giustizia, ha riferito ai carabinieri che “se Pantani vinceva il Giro il banco saltava. E la camorra avrebbe dovuto pagare diversi miliardi in scommesse clandestine e rischiava la bancarotta”. Questa frase è stata riportata nei verbali della Commissione antimafia, di cui La Presse ha preso visione, e che appunto indagava sulla morte della leggenda del ciclismo. Queste dichiarazioni vanno sommate a quelle del pentito Renato Vallanzasca: gli era stato suggerito da un detenuto di “scommettere 5 milioni sull’esclusione di Pantani dal Giro”. Il 14 febbraio del 2004 Marco Pantani venne ritrovato privo di vita nella stanza D5 del residence ‘Le Rose’ di Rimini, demolito diversi anni fa. Anche in questo caso ci sono elementi che da sempre non tornano: si attribuisce il decesso a un mix di droghe e farmaci. La stanza era completamente a soqquadro: i mobili spostati o rotti, c’era il filo dell’antenna televisiva legato come un cappio. Il corpo riportava alcune ferite. Quello che maggiormente risulta incongruo è il video dell’ambiente: su più di due ore di girato risultano visibili solo 51 minuti e vicino al corpo appare a un certo punto una pallina di cocaina di fianco al cadavere in uno dei tagli del filmato. I buchi investigativi sono stati evidenziati dalla Commissione parlamentare antimafia come si legge nelle “risultanze relative alla morte dello sportivo Marco Pantani ed eventuali elementi connessi alla criminalità organizzata che ne determinarono la squalifica nel 1999”.
A fianco al luogo di ritrovamento del cadavere non sono state rilevate le impronte digitali nonostante l’importante presenza di sangue (visibile anche nelle foto della scientifica) “di cui si sarebbe dovuta verificare l’appartenenza”, conclude la Commissione antimafia.

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