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mercoledì, Ottobre 9, 2024

Processo Daniele Papa, l’istruttore Cito indagato dichiara di non avere responsabilità sull’incidente

A distanza di oltre quattro anni dal terribile incidente che costò la vita a Daniele Papa, il processo su tale vicenda prosegue: lo scorso settembre era prevista la sentenza, ma il giudice ha deciso di rinviare l’udienza per chiudere il dibattimento e lasciare spazio alle conclusioni del PM, della difesa e della parte civile. Giannandrea Cito, istruttore di Daniele quel tragico 25 maggio 2020, indagato per omicidio, nell’udienza del 25 settembre ha raccontato la propria versione dei fatti di quei tragici istanti, sottolineando che in quel momento stava provando con Daniele quello che nel gergo aeronautico viene chiamato “Touch and go”, ossia una manovra che prevede una risalita istantanea subito dopo aver toccato terra. Durante questa fase, l’aereo sarebbe entrato in una situazione di stallo aerodinamico, provocato da una condotta anomala della manovra (in base a quanto scritto dai magistrati del capo di imputazione). Da quel momento Giannandrea Cito afferma di aver preso i comandi del velivolo e, capendo che l’aereo era diventato ormai ingovernabile, ha optato per un atterraggio di emergenza nel Tevere così da evitare l’impatto con gli alberi. Una volta toccata l’acqua, l’istruttore è riuscito a slacciarsi la cintura provando ad aiutare Daniele, quest’ultimo incosciente dopo l’impatto; tuttavia, nonostante i ripetuti tentativi, Cito non è riuscito a trarre in salvo l’allievo. In attesa dei dibattimenti finali previsti per il 12 dicembre e il 29 gennaio, la famiglia Papa replica alla dichiarazione di Cito, in particolar modo la mamma di Daniele, Franca, la quale sostiene che l’istruttore non abbia detto la verità, in base ai risultati delle indagini condotte sull’incidente dai periti aeronautici. Queste le parole di Franca: “Nell’ udienza del 27 settembre è stato ascoltato l’istruttore Cito Giannandrea che ha descritto l’incidente secondo la sua ricostruzione, la quale, però, non coincide con i riscontri delle tre indagini fatte dai periti precedentemente, la prima dal perito del tribunale, la seconda dall’Agenzia Nazionale Sicurezza Volo e
la terza richiesta dalla giudice monocratica, effettuata da periti ufficiali dell’Aeronautica militare italiana, e tutte e tre le perizie dichiarano che si è trattato di un errore umano dovuto da una perdita di controllo dell’ aereo in volo da cui è stato scaturito l’incidente e il conseguente inabissamento nel fiume Tevere.

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