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martedì, Ottobre 15, 2024

Meloni sull’escalation in Medio Oriente: “Presto in Libano”

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si recherà in Libano nei prossimi giorni. Lo ha confermato rispondendo ai cronisti che l’hanno interpellata in proposito mentre lasciava l’Aula della Camera dopo la consegna del testo delle comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo. La risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni è stata approvata dall’Aula del Senato con 104 voti favorevoli, 65 contrari e 2 astenuti. Poco prima Meloni è intervenuta a Palazzo Madama, per le dichiarazioni. “Questa nuova legislatura europea – ha detto Meloni – si è aperta all’insegna della preoccupazione e dell’incertezza per il protrarsi della guerra in Ucraina, per la drammatica escalation in Medio Oriente e i mutamenti geopolitici e le molte difficoltà attraversate dall’Ue, in parte per questi scenari e in parte figli degli errori del passato”. Alle 15 passerà a Montecitorio. L’indicazione di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Europea “riconferma la ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in un momento in cui tutto intorno a noi è instabile”, osserva Meloni e a proposito del possibile ruolo di Fitto sottolinea: “Mi auguro che tutte le forze politiche italiane si facciano parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee affinché questo risultato per la nostra nazione possa essere raggiunto rapidamente e senza inciampi. Ci sono momenti – ha aggiunto – in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte: mi auguro che sia uno di questi senza distinguo e senza tentennamenti”. Nelle sue comunicazioni la premier ha spiegato: “La delega al Pnrr” del commissario Raffaele Fitto, “secondo le indicazioni della presidente dovrà essere esercitata congiuntamente con il commissario Dombrovskis: qualcuno ha letto in questo affiancamento una ipoteca rigorista, ma questa collaborazione di carattere paritario rappresenta piuttosto un’opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria maggiore flessibilità negli investimenti, una posizione storicamente italiana che ha trovato un primo parziale accoglimento nella riforma del Patto di stabilità”. “L’ Europa di domani non può essere uguale a quella di ieri e di oggi, deve cambiare, ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura”, “dobbiamo chiederci quale futuro intendiamo costruire per l’Europa” perché “la centralità del nostro continente non è scontata” ha detto la presidente del Consiglio nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. “Il mondo in cui troppo a lungo ci siamo crogiolati è finito – ha rilanciato Meloni -, non possiamo perdere l’occasione storica che questa nuova legislatura ci offre” ovvero se guardare al futuro o continuare ad “essere un gigante burocratico con molte regole”. E ha aggiunto “Possiamo invertire radicalmente questa tendenza, concentrandoci sulla visione e sugli strumenti necessari a realizzare quella visione. È quello che i cittadini ci hanno chiesto con il loro voto, e fedeli come siamo alla sovranità popolare intendiamo dare seguito a questa indicazione. Ecco lo spirito con il quale il governo Italiano intende affrontare la legislatura europea che si è appena aperta”. “Il Consiglio europeo ribadirà il proprio sostegno alla causa ucraina per costruire una pace giusta e duratura e aiutarla a guardare a un futuro di prosperità e di benessere. Difenderla è nell’interesse dell’Italia e dell’Europa”, ha ricordato Meloni. “Sono sinceramente preoccupata dallo scenario” in Libano, ha dichiarato la premier “nonostante gli sforzi innumerevoli nostri e dei nostri alleati. Le postazioni Unifil sono state colpite dall’esercito israeliano e io penso che questo non si possa considerare accettabile. E’ la posizione che l’Italia ha assunto a tutti i livelli e io stessa ho ribadito a Netanyahu. Pretendiamo che sia garantita la sicurezza dei nostri soldati” e “riteniamo” l’atteggiamento dell’esercito israeliano “ingiustificato e una palese violazione della risoluzione 1701 dell’Onu”. Meloni allo stesso tempo ha sottolineato la necessità di “ricordare e condannare con forza ciò che è accaduto il 7 ottobre 2023” come “presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente, perché sempre più le pur legittime critiche a Israele si mescolano con un giustificazionismo verso organizzazioni come Hamas ed Hezbollah, e questo, piaccia o no, tradisce altro. Tradisce un antisemitismo montante che, credo, debba preoccuparci tutti. E le manifestazioni di piazza di questi giorni lo hanno, purtroppo, dimostrato senza timore di smentita”. Sulle politiche per l’immigrazione “se da un lato siamo impegnati a rafforzare gli strumenti dell’Unione europea e degli Stati membri, dall’altro dobbiamo continuare a esplorare soluzioni innovative. L’Italia ha dato il buon esempio con la sottoscrizione del Protocollo Italia-Albania, per processare in territorio albanese, ma sotto giurisdizione italiana ed europea, le richieste di asilo. Le due strutture previste dal Protocollo – il centro di Shengjin e il centro di Gjader – sono ora pronte e operative” ha spttolineato la premier. “Ci siamo presi del tempo in più  – spiega la presidente del Consiglio – perché tutto fosse fatto nel migliore dei modi, ma siamo molto soddisfatti dei risultati di questo lavoro. E voglio anche qui ringraziare in particolare i ministri Crosetto, Piantedosi e Nordio, il sottosegretario Mantovano e la nostra ambasciata in Albania, che hanno seguito passo passo l’attuazione del protocollo”. Secondo Meloni si tratta di “una strada nuova, coraggiosa, inedita, ma che rispecchia perfettamente lo spirito europeo e che ha tutte le carte in regola per essere percorsa anche con altre nazioni extra-Ue. E ringrazio anche il primo ministro Rama e tutto il suo Governo per aver creduto, con noi, nella bontà e nell’efficacia di questa iniziativa. “L’ approccio ideologico che ha accompagnato la nascita e ha sostenuto finora lo sviluppo del Green Deal europeo ha creato effetti disastrosi. E’ una posizione che noi abbiamo sostenuto fin dall’inizio, spesso in splendida solitudine, e che oggi, finalmente, è diventata invece patrimonio comune. Perché non è vero che per difendere l’ambiente e la natura l’unica strada percorribile sia quella tracciata da una minoranza palesemente ideologizzata”. Meloni ribadisce nelle comunicazioni al Senato la posizione critica sul tema, sottolineando che “anche i più convinti e integralisti sostenitori di questo approccio si sono resi conto che non ha alcun senso distruggere migliaia di posti di lavoro, smantellare interi segmenti industriali che producono ricchezza e occupazione e condannarsi a nuove dipendenze strategiche, per perseguire obiettivi impossibili da raggiungere”. “Come ho detto mille volte, inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è, semplicemente – incalza la presidente del Consiglio – un suicidio. Non c’è nulla di verde in un deserto, e nessuna transizione verde, alla quale guardiamo con favore, è possibile in una economia in ginocchio”. “L’addio al motore endotermico entro il 2035, cioè in poco più di un decennio, è uno degli esempi più evidenti di questo approccio sbagliato. Si è scelta la conversione forzata ad una sola tecnologia, l’elettrico, di cui però noi non deteniamo le materie prime, non controlliamo le catene del valore, che ha una domanda relativamente bassa e prezzi proibitivi per gran parte dei nostri concittadini. Insomma – attacca Meloni – una follia per la quale le nostre economie stanno pagando pesanti conseguenze, in termini di ricchezza, occupazione, forza produttiva e, appunto, competitività”.

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