venerdì, Gennaio 3, 2025

Inchiesta hacker, chi sono i tre nomi finiti nell’indagine: il manager Pazzali, Carmine Gallo e il cyber esperto Calamucci

Enrico Pazzali, Carmine Gallo e Nunzio Samuele Calamucci: sono i tre principali nomi (il primo risulta solo indagato, gli altri due in stato di arresto) finiti nell’inchiesta milanese che avrebbe scoperchiato una rete di hacker che secondo i magistrati milanesi si sarebbe occupata di spionaggio politico e industriale, attraverso “l’esfiltrazione” di informazioni riservate, anche dalle banche dati strategiche nazionali, per – asseriscono gli inquirenti – creare e vendere dossier con cui poter “screditare tutta l’Italia”, così come sarebbe stato detto da uno degli indagati in un’intercettazione. L’indagine è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Procura nazionale antimafia. Sessantenne milanese, laurea alla Bocconi, con una carriera lampo nel mondo delle aziende informatiche e delle telecomunicazioni. Pazzali nasce come manager pubblico, è ora presidente della Fondazione Fiera, esclusa da ogni indagine, e socio di maggioranza di Equalize Srl, una delle società di investigazione finite invece al centro dell’inchiesta hacker. La sua carriera inizia nel 2005 in Regione Lombardia fino al 2009, anno in cui diventa manager della Fondazione.  L’altra figura di spicco al centro dell’inchiesta hacker è Carmine Gallo, 65 anni. Il “super poliziotto”, come è stato definito, è stato tra i primi a indagare sulla ‘ndrangheta in Lombardia più di trent’anni fa, ma è anche colui che ha risolto il delitto Gucci e liberato Alessandra Sgarella. Di lui dicono che ancora custodisca il segreto su come si arrivò alla liberazione dell’imprenditrice che per nove mesi alla fine degli anni ’90 fu sequestrata dalla ‘ndrangheta. In passato, Gallo era stato in campo, tra le decine e decine di indagini, anche per risolvere l’omicidio di Maurizio Gucci, con l’arresto dell’ex moglie Patrizia Reggiani. Conclude la sua carriera nel 2015 come vicedirigente nel commissariato di Rho-Pero dove gestirà la sicurezza di tutti i capi di Stato a Milano per l’Expo. “Con loro, che sono più o meno 3mila persone condividiamo (…) uno dice abbiamo trovato 30 account violati a chi interessano?”. Così Nunzio Samuele Calamucci, l’esperto di cybersicurezza che avrebbe messo sotto scacco settori dell’imprenditoria e della politica, descrive, intercettato, i “rapporti che intrattiene” con Anonymous, l’organizzazione che è riuscita in passato “addirittura a violare il sistema informatico del Pentagono”. Gli atti dell’inchiesta della Dda di Milano tracciano la figura di Calamucci, 44 anni di Bollate, nel Milanese, il vero “esperto informatico”, la mente tecnologica del gruppo guidato anche dall’ex “super poliziotto” Carmine Gallo.

Il 44enne è socio di minoranza della Mercury Advisor, una delle tre società di investigazione privata al centro dell’indagine e sequestrate, ma sarebbe soprattutto lui, forte anche dell’esperienza con gli hacker di Anonymous, a “coordinare”, scrivono i magistrati, il prelievo massiccio di informazioni dalle banche dati, ma anche il successivo passaggio di quei file attraverso canali sicuri, ad esempio con le “proton-mail”, non intercettabili. Sarebbe sempre Calamucci, secondo le accuse, a dirigere la squadra di “analisti”, i cosiddetti “ragazzi”, in parte non identificati, che materialmente avrebbero fatto incetta di dati che sarebbero finiti poi nei report. Così come Carmine Gallo, però, intratterrebbe anche i rapporti coi “clienti”, coloro che commissionano i dossieraggi. Tra questi, raccontano le carte dell’inchiesta, c’è chi avrebbe offerto anche centinaia di migliaia di euro. Calamucci sarebbe anche “l’ideatore e realizzatore” della piattaforma Beyond, un sistema che aggrega informazioni e che gli accusati nell’ultimo periodo sarebbero stati secondo l’accusa sempre più interessati ad usare per “business”, ma anche, stando alle indagini, come strumento di potere: “Con i report che abbiamo noi in mano possiamo sputtanare tutta l’Italia”, diceva intercettato Calamucci. Dopo 40 anni di servizio nella polizia, una volta in pensione, inizia una nuova vita nelle investigazioni private come a.d. di Equalize. Sarebbe stato lui, secondo l’accusa della Dda di Milano, a delineare le “strategie operative” e a programmare “le attività illecite” del gruppo di hacker, consulenti informatici e appartenenti alle forze dell’ordine che avrebbero confezionato dossier e report a pagamento e su commissione. “Persona spregiudicata e senza scrupoli”, “tentacolare”, lo definisce ora il pm De Tommasi. Sono gli anni dell’Expo in cui i padiglioni fieristici traslocano a Pero-Rho. La parabola in Fiera dura sei anni, poi arriva la sostituzione. E con la sostituzione arriva l’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nei fornitori di Fiera Milano dal 2013, che portano il presidente della Fondazione Giovanni Gorno Tempini (anche lui dossierato dalla società Equalize) a chiedere le dimissioni dell’intero consiglio della S.p.A. Nel 2019, dopo un periodo a Eur S.p.A., chiamato dall’allora premier Matteo Renzi, Pazzali rientra alla Fondazione Fiera, come nuovo presidente. Poco prima, a fine 2018, costituisce la società Equalize che svolge “consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica”. Sono gli anni del Covid e della gestione del maxi ospedale ricavato nel polo Fiera Milano al Portello, che gli valgono la massima onorificenza milanese: l’Ambrogino d’oro. La presunta rete di hacker dedita allo spionaggio industriale sotto inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Procura nazionale antimafia avrebbe clonato o utilizzato abusivamente un indirizzo email assegnato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo riferisce il Corriere della Sera citando atti dell’inchiesta, in particolare alcune intercettazioni. La complessità tecnica dell’indagine dei carabinieri di Varese è tale che anche il pm De Tommasi ha descritto la situazione come “inquietante per i possibili scenari che apre”. Si indaga inoltre sulla possibile vendita di dati all’estero. A destare l’allarme di inquirenti e investigatori è un dialogo intercettato che fa temere che la rete di Gallo e dei suoi sodali sia arrivata in qualche modo al Quirinale. Nunzio Samuele Calamucci, parlando con l’ex funzionario di polizia, un tempo portato in palmo di mano, lo ha aggiornato in merito all’invio a “venti persone, più tre mail, una mail intestata a Mattarella, con nome e cognome che se vanno a vedere l’account è intestato al Presidente della Repubblica”. Si tratta di una sola intercettazione in mano al pm Francesco De Tommasi, che coordina l’indagine con l’aggiunto Alessandra Dolci e il procuratore Marcello Viola, su cui verranno fatti i riscontri con una maxi consulenza tecnica che riguarderà tutto il materiale sequestrato due giorni fa. Calamucci e Gallo, scrive il pubblico ministero, “lasciano intendere – di aver intercettato (…) un indirizzo email assegnato alla massima carica dello Stato, il presidente Sergio Mattarella o comunque di essere riusciti (…) a utilizzare abusivamente o a clonare il predetto account”. Dal Quirinale nessun commento sulla vicenda anche perchè “c’è un’inchiesta in corso”. Tra le persone spiate ci sarebbero anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il figlio Geronimo. Dagli atti dell’indagine spunterebbe una intercettazione del maggio 2023 in cui Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano, negli uffici della sua società di investigazioni, avrebbe chiesto ai suoi di fargli un report sulla seconda carica dello Stato: “Ignazio La Russa!”, “diciotto luglio. Esatto, abita in..”. “E metti anche un altro se c”è… eh… come si chiama l’altro figlio? Eh… Geronimo come si chiama Geronimo La Russa ? (…)ma non si chiama Geronimo ..(…) “Antonino? Metti Antonino La Russa?” “Lui è dell’ottanta… infatti c’è La Russa Antonino Junior Giovanni … vediamo… (incomprensibile)… stavo pensando sia Antonino che Ignazio …. il Kpmg dove è?”, parlando della società internazionale di revisione e consulenza. Pazzali ai suoi chiede ancora, riferendosi al terzogenito del senatore: “Leonardo sull’intelligence non ha niente?”.
“Ho 800mila dati riservati in hard disk” Calamucci avrebbe avuto “a disposizione” un “hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia informazioni acquisite dalla banca dati delle forze dell’ordine. “Ottocentomila Sdi, c’ho di là”, avrebbe detto intercettato parlando lo scorso gennaio con Gallo, anche lui arrestato. In un’altra conversazione del novembre 2023, Calamucci avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte”, ossia trasferire dati, di “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire – scrivono i pm – enorme, pari almeno a 15 terabyte”. Lo si legge negli atti dell’inchiesta della Dda di Milano.
Profitti illeciti per oltre 3 milioni di euro Secondo la Direzione distrettuale antimafia, le società riconducibili al gruppo di hacker, che avrebbe fabbricato dossier attraverso dati e informazioni segrete, avrebbero incassato un totale di oltre 3,1 milioni di euro di “profitti illeciti”, di cui oltre 2,3 milioni la sola Equalize srl. In una integrazione del 27 settembre alla richiesta di custodia cautelare, il pm sottolinea come la “predisposizione dei dossier illegali” sta andando avanti e che c’è anche il “rischio” che i dati e le informazioni prelevate vadano in mano “di agenzie straniere e che all’estero possa essere creata e detenuta una banca dati destinata a conservare le informazioni”.
“Costituita una società clone a Londra” Le nuove indagini, infatti, hanno accertato che a Londra è stata costituita una società “clone” di quella milanese, ossia la Equalize Ltd. E proprio in Inghilterra agisce, secondo la Dda, un gruppo di “ragazzi”, così chiamati nelle intercettazioni, che si occuperebbe di “accessi diretti” alla banca dati Sdi delle forze dell’ordine. Nell’atto del pm si legge anche che Equalize srl nei primi sette mesi del 2023 avrebbe incassato coi suoi “report” 763mila euro. E gli investigatori hanno, poi, calcolato con una serie di parametri i presunti incassi per quei servizi di dossieraggio in oltre 2,3 milioni di euro in tre anni, tra 2022 e 2024. Il resto del complessivo incasso di oltre 3,1 milioni arriverebbe da altre quattro società, tra cui la Mercury Advisor.
Intercettazione: “Con i report che abbiamo possiamo screditare tutta l’Italia” In un’intercettazione tra Calamucci e Giulio Cornelli, due degli arrestati coinvolti nell’inchiesta, verrebbe inoltre affermato: “E moh sai… fa…famme… prendo un report e te lo dico… cioè con i report che abbiamo noi in mano possiamo sputtanare tutta l’Italia”.
Pm: “Banda hacker ha contatti con mafie e servizi segreti” La presunta associazione per delinquere godrebbe “di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri” e gli indagati “spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi”. Lo scrive negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi, che spiega che il gruppo riconducibile alla società Equalize avrebbe una struttura “a grappolo”: ogni “componente” e “collaboratore” ha a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”.
Pm: “Banda dei dossier è un pericolo per democrazia” “Non è esagerato affermare che si tratta di soggetti che rappresentano un pericolo per la democrazia di questo Paese”, scrive ancora il pm De Tommasi negli atti dell’indagine. Il pm parla di “soggetti pericolosissimi perché, attraverso le attività di dossieraggio abusivo” con “la creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate e con la circolazione indiscriminata di notizie informazioni sensibili, riservate e segrete, sono in grado di ‘tenere in pugno’ cittadini e istituzioni” e “condizionare” dinamiche “imprenditoriali e procedure pubbliche, anche giudiziarie”.
Piantedosi: verifiche sugli accessi abusivi alle nostre banche dati II ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dato mandato al capo della polizia, Vittorio Pisani, di acquisire dall’autorità giudiziaria gli atti di indagine utili per avviare verifiche “su ipotizzati accessi abusivi alle banche dati del ministero o sull’utilizzo illecito delle stesse”. Su questo fronte peraltro, viene aggiunto, “sta operando al Viminale una commissione di specialisti già in precedenza istituita dal ministro anche per definire eventuali ulteriori misure e procedure a protezione delle strutture informatiche interforze”.
La Russa “disgustato” Il presidente del Senato Ignazio La Russa si è detto “disgustato dal fatto che ancora una volta i miei figli, Geronimo e Leonardo, debbano pagare la ‘colpa’ di chiamarsi La Russa”. Lo ha dichiarato in una nota lo stesso La Russa, spiegando che “ora l’unica cosa che mi premerebbe sapere è chi possa aver commissionato il dossieraggio contro la mia famiglia”.
Tajani: “Storia dossier inaccettabile minaccia a democrazia” Quando noi parliamo di un impegno forte sulla sicurezza, riguarda la sicurezza nelle nostre strade ma anche la sicurezza dei nostri dati riservati. Utilizzare dati che non dovrebbero essere diffusi diventa un reato, poi vengono utilizzati per battaglie interne, per battaglie politiche. Questa storia dei dossier è inaccettabile, noi lo diciamo da tempo. Anche l’uso delle intercettazioni è una vergogna finalizzato alla pubblicazione”. Così il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, commentando l’inchiesta.

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