La gestione del porto di Anzio costa cara al Comune, che per tre mesi dovrà investire 133 mila euro solo per garantire sicurezza e ordine nella gestione degli approdi.
Dopo il fallimento della Capo d’Anzio e i 2 mesi di gestione della Marina di Nettuno, il Comune ha individuato due società per garantire la corretta gestione degli approdi e la sicurezza nel porto. Nel primo caso, il costo è di 57 mila euro fino al 10 febbraio, nel secondo è 76 mila euro per “gestione impianto antincendio portuale, del pronto intervento ambiente/pulizia specchi acquei e guardiania delle aree”. Una presenza fondamentale, quella delle due società, come ha specificato l’ufficio circondariale marittimo in una lettera al Comune: “Venendo a mancare la materiale gestione operativa e materiale degli approdi, si ingenererebbe una sorta di autonomo accaparramento degli ormeggi più favorevoli per caratteristiche tecnico-nautiche, con insorgenza di problemi sotto il profilo dell’ordine pubblico nonché della sicurezza della Navigazione”. In pratica, se non c’è nessuno a gestire approdi e ormeggi, chiunque potrebbe ormeggiare il proprio natante dove vuole, senza alcun criterio, mettendo anche a rischio la sicurezza. “L’ormeggio ed il disormeggio costituiscono servizi essenziali e al contempo ancillari ed indistinguibili per la navigazione in sicurezza, assurgendo addirittura a rilievo di interesse pubblico”. E, ancora, “…in tutti i momenti dell’anno in cui v’è necessità di ricoverare e di riparare le unità a fronte del rapido peggioramento dei fattori meteo; circostanza questa, sempre più frequente e con intense manifestazioni nel periodo invernale”. Sul tema sicurezza l’ufficio circondariale marittimo nella lettera al Comune di Anzio ha parlato di un rischio “invasione”, ovvero occupazione indiscriminata e caotica degli specchi d’acqua del porto: “….per lo scaturente assai critico e caotico “accaparramento” degli ormeggi da parte dei più disparati conduttori di imbarcazioni che, privi di una regolazione gestoria riferita a numerosissime unità – a partire da quelle già presenti per un numero di circa 200 – e continuando per quelle ulteriori probabilmente oggetto di trasferimento dal porto di Nettuno, ed in generale alla ricerca di un riparo, opererebbero una letterale invasione di aree e specchi acquei”.