Il presidente del Movimento torna sulla polemica col fondatore: “Il simbolo non è suo e non può contestarlo”. Poi sulla possibile alleanza nel centrosinistra spiega: “Non saremo la costola o il cespuglio del Pd” Due settimane dopo, il M5s tornerà alle urne. Giuseppe Conte ha deciso di non rispondere con le carte bollate alla richiesta di Beppe Grillo di ripetere il voto della Costituente e ha chiamato di nuovo gli iscritti a esprimersi: la consultazione sarà online, dal 5 all’8 dicembre. Lo spettro astensione c’è, ma Conte ha provato a scacciarlo. “Sono certo che la comunità risponderà – ha detto – ha già dimostrato volontà di partecipazione. Anzi, forse si aggiungerà qualcun altro. Questa comunità risponderà a tono a Grillo”. Il garante e fondatore continua a restare dietro le quinte. Per adesso non si è fatto vedere. Ha fatto parlare solo la posta certificata, avvalendosi di un diritto che gli è riconosciuto dalle regole del M5s, quello appunto di richiedere la ripetizione del voto sulle questioni statutarie. Gli iscritti dovranno esprimersi di nuovo sulla sopravvivenza della figura del Garante, che il voto dello scorso fine settimana aveva eliminato, e sulla possibilità di cambiare simbolo. Vada come vada, il marchio di riconoscimento dei Cinque stelle sembra comunque destinato a restare un nodo. Anche nel caso in cui il prossimo voto confermasse la scomparsa del suo ruolo, Grillo potrebbe continuare a rivendicare il diritto di usare il logo M5s, con la possibilità di presentarlo alle elezioni.
“Il simbolo appartiene al M5s – ha detto Conte – non è di Grillo e nemmeno di Conte. Grillo è obbligato anche contrattualmente a non contestarlo”. Il presidente spera che la questione venga archiviata. Ma sa che difficilmente Grillo la lascerà cadere. “Ho chiuso l’epoca dell’avvocato – ha detto Conte – Adesso i legulei e i cavilli giuridici li lasciamo al fondatore che predicava la democrazia” ma “vuol strozzare questa partecipazione e portare via il pallone, chiudere il campo di calcio, gli spogliatoi”.
La strategia dei fedeli al garante sembra quella di puntare sull’astensione: affinché il voto sia valido dovrà partecipare la metà più uno degli 89 mila aventi diritto. “Io faccio un appello a chi è incazzato contro la cancellazione del limite al doppio mandato – ha detto l’ex ministro Danilo Toninelli, vicino alle posizioni di Grillo – Non cancellatevi dal M5s, la vostra presenza serve per il quorum. E, ovviamente, gettate il telefonino, non votate”.
In giornata Conte ha riunito il consiglio nazionale del Movimento. La strategia è: al lavoro sul voto. Per scongiurare il sabotaggio dei grillini, il presidente ha avviato una fitta campagna elettorale con interventi su radio e tv. In gioco c’è anche il suo ruolo. Conte aveva detto che avrebbe fatto un passo indietro se gli iscritti avessero sconfessato la scelta progressista. Il voto l’ha confermata e il dato è assodato: non sarà oggetto della prossima votazione. Ma un eventuale fallimento delle urne bis difficilmente non avrebbe ricadute sul presidente.
Il tema alleanze resta comunque spinoso. “Abbiamo scongiurato la mitologia delle origini: nessuna alleanza – ha detto Conte -. Se vuoi cambiare il Paese, se vuoi realizzare progetti e programmi, allora devi sporcarti le mani. Ma sporcarti le mani non significa sporcarti anche l’anima. Per alcuni progetti, ci troverete alla sinistra di Avs. Per alcuni altri schemi ci troverete nell’area che dovremmo dire moderata”.
Come sugli immigrati. “Non abbracciamo la formula dell’accogliamoli tutti – ha concluso Conte – Lo Stato non può dire: accogliamoli tutti. E soprattutto non lo possono dire quell’intellighenzia, quella fascia di dirigenti politici, intellettuali che vivono nei quartieri eleganti delle città. Per loro è semplice. Ma ci sono tanti migranti che non hanno diritto alla protezione e come fanno a sopravvivere? Quelli sono nei quartieri periferici, non hanno di che vivere, alimentano il circuito dell’illegalità. Non fomentiamo odio e razzismo, ma cerchiamo di risolvere”.
Bersani: “Grillo ha perso, può fare danno ma non indicare la strada” “Secondo me Grillo ha già perso. Potrà fare qualche danno ma non indicare la strada. Il motivo è semplice: siamo in tutt’altra fase. Lui ha interpretato un momento di antipolitica post-Bersluconi che non veniva solo dal basso, c’era anche del sovversivismo delle classi dirigenti. Ha comunque il merito di aver incanalato tutto questo nella scatoletta di tonno, ha portato il Movimento in Parlamento. Dopodiché la realtà, la politica e l’esperienza di governo l’hanno portato ad essere parte di una grande area politica che possiamo chiamare dei progressisti.” Lo ha affermato Pier Luigi Bersani alla trasmissione tv “Otto e mezzo”.