Innocent Oseghale, riconosciuto come l’assasino di Pamela Mastropietro, uccisa, fatta a pezzi e abbandonata in due valigie sul ciglio della strada in provincia di Macerata, ha presentato ricorso in Cassazione contro la condanna all’ergastolo. Dure le reazioni della madre di Pamela, Alessandra Verni. “Non c’è rispetto”, ha dichiarato, “é un nuovo duro colpo”. Pochi mesi fa, il 24 agosto, in una lettera, la mamma della vittima offriva il suo perdono a Oseghale in cambio di un incontro in carcere e di una parola definitiva di verità sui fatti accaduti. L’atto presentato dai difensori di Innocent Oseghale è teso ad escludere la violenza sessuale, come reato e come aggravante, dalle accuse che hanno portato alla condanna dell’ergastolo per l’omicidio e lo smembramento del cadavere della 18enne romana Pamela Mastropietro, avvenuti a Macerata il 30 gennaio del 2018. Con il ricorso, i legali sostengono che la Corte avrebbe commesso un errore materiale su alcuni fatti che inciderebbero sulla ricostruzione della vicenda e sull’ergastolo, definitivo da gennaio, inflitto per l’uccisione della ragazza. In particolare gli avvocati Umberto Gramenzi e Simone Matraxia, difensori del 36enne nigeriano detenuto a Ferrara, sostengono che la Corte avrebbe commesso un errore di fatto nella lettura degli atti, ritenendo che Oseghale avesse ceduto direttamente l’eroina a Pamela all’interno della casa di via Spalato 124 dove sarebbe stata per questo attirata e poi stuprata e uccisa. Sulla base degli atti, la difesa ricorda che Oseghale fu solo intermediario tra un suo amico pusher e la giovane; secondo i legali, l’imputato avrebbe preteso un rapporto sessuale da Pamela, in fuga da una comunità di recupero per tossicodipendenti, fuori dall’appartamento, per poi metterla in contatto con lo spacciatore che le cedette la dose prima di salire nella casa dove poi la giovane la assunse. Una ricostruzione che, sostengono i legali, escluderebbe la violenza sessuale e il fatto che lui avrebbe approfittato delle condizioni di inferiorità psichica di Pamela.