mercoledì, Dicembre 4, 2024

Salzare di Ardea: il paradosso delle autorizzazioni tra pastorizia e abusivismo

Ad Ardea, nelle terre delle Salzare, si consuma un caso emblematico di disparità nell’applicazione delle regole. Mentre un’allevatrice, regolarmente operativa sui terreni di uso civico assegnati al Comune, si trova bloccata nella richiesta di ampliare il proprio allevamento per mancanza di un titolo di proprietà, nelle stesse aree continuano a prosperare attività abusive senza alcuna autorizzazione. L’allevatrice, che da anni esercita un’attività regolamentata di allevamento di animali allo stato brado, ha richiesto alla Asl locale di poter incrementare il numero dei capi allevati. La risposta ricevuta, però, ha dell’incredibile: per procedere è necessario presentare un atto che attesti la proprietà del terreno. Una richiesta che cozza con la realtà dei terreni delle Salzare, dove molti degli attuali occupanti non possiedono alcun titolo di proprietà e operano in violazione delle norme. L’imprenditrice ha evidenziato come, a pochi metri dalla sua attività, proliferi un commercio abusivo privo di licenze, con edifici costruiti senza alcun permesso e nessun intervento delle autorità per ripristinare la legalità. Le terre delle Salzare hanno una storia complessa. Originariamente concesse dai nobili Sforza Cesarini ai coloni dietro pagamento di un canone annuo, sono oggi oggetto di controversie legali e di occupazioni abusive. Le istituzioni, pur consapevoli della situazione, sembrano incapaci di risolvere il problema, lasciando spazio a una crescita incontrollata di edifici e attività commerciali illegali. Di fronte alle critiche, l’Amministrazione Comunale ha più volte cercato di chiarire la sua posizione, richiamando la normativa vigente in materia di sanatoria edilizia. Secondo il Comune, la legge 47/85 consente a chi ha presentato domanda di condono edilizio entro i termini previsti di proseguire temporaneamente la propria attività, anche in assenza di un titolo definitivo, purché sia stata presentata tutta la documentazione necessaria. Nonostante questo, il problema fondamentale resta: la maggior parte degli occupanti delle Salzare non dispone di un titolo di proprietà, il che rende impossibile sanare legalmente le costruzioni esistenti. Il caso dell’allevatrice solleva interrogativi sulla coerenza nell’applicazione delle regole. Perché si richiede un titolo di proprietà a chi vuole ampliare un’attività agricola regolamentata, mentre si tollera l’abusivismo commerciale e edilizio nelle stesse aree? La situazione ha generato malumore tra i cittadini e gli operatori economici che rispettano le regole, alimentando la percezione di un’amministrazione incapace di garantire equità e legalità. Il sindaco di Ardea ha dichiarato tempo fa l’intenzione di proseguire con le demolizioni degli edifici abusivi e con i controlli, ma ha anche sottolineato che l’obiettivo dell’amministrazione è trovare soluzioni per chi ha presentato domanda di condono, consentendo loro di continuare temporaneamente le proprie attività. “La legge è uguale per tutti” recita la scritta nei tribunali italiani, ma il caso delle Salzare sembra dimostrare il contrario. Mentre il Comune si impegna a chiarire e risolvere la situazione, resta forte il malcontento di chi si sente penalizzato per aver rispettato le regole in un contesto di diffusa illegalità. Le Salzare – ad di là delle passerelle istituzionali con autorità di pubblica sicurezza e politici – restano un’area complessa, dove legalità e abusivismo si intrecciano, creando una matassa difficile da sbrogliare. L’Amministrazione Comunale dovrà dimostrare, con azioni concrete, la volontà di ristabilire l’equità e di garantire che le regole siano applicate in modo uniforme a tutti, senza favoritismi o disparità di trattamento.

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