Sposta il pastorello. Avvicinalo alla capanna. Che suoni la cornamusa e col sorriso scaldi il bimbo appena nato, e la sua mamma, e il suo papà. Sposta il pastorello. Fra muschio raschiato da vecchie mura, batuffoli di cotone che diventano neve e carta stagnola che imita il lago, coi sassolini intorno, e una pecorella di gesso accanto, che beve. Sposta il pastorello. Avvicinalo alla capanna. Lì c’è bisogno di tutto. Che porti il latte per il bimbo e del formaggio dolce per la sua mamma e il suo papà. Povera gente. Abbandonati da tutti e con un bimbo in grembo. Rintanati in un cantuccio con il freddo e il nulla intorno. E tu, sposta il pastorello. Avvicinalo alla capanna che tutto può cambiare. E c’era una volta il Natale… E io ti giuro che l’ho rivisto proprio adesso! Sì, era il Natale. Proprio qui, a casa nostra. C’erano i musici con le loro cornamuse e i pastorelli, tanti pastorelli che portavano latte e miele. E c’era un’idea, l’idea di scaldare il bimbo che nasce e coccolarlo nonostante il mondo intorno tace. Domenica sera al Teatro Buonarroti è ritornato il Natale. C’è stata una grande festa. Più di duecento persone fra artisti e pastorelli hanno realizzato un sogno. Quello di essere loro stessi il Natale. Grazie alla Comunità di Sant’Egidio tanta brava gente è accorsa per godere di buona musica e splendide parole. E ha portato latte e miele per i poveri e gli abbandonati proprio come i pastorelli di quel tempo lontano. Tanta brava gente ha donato calore e speranza a chi da solo non ce la fa. Sì, te lo giuro. Domenica 15 Dicembre al teatro Buonarroti ho rivisto il Natale. E l’applauso va alla Comunità di Sant’Egidio che ci mette la faccia e si adopera come può per non lasciare indietro nessuno. E un grazie agli artisti, talenti di casa nostra, che senza nulla in cambio hanno intrattenuto un pubblico che ha cantato e ha battuto la mani al ritmo della musica. D’altronde è facile inebriarsi di note se il maestro è Giovanni Cernicchiaro, elegante, talentuoso e con gli occhi buoni. E che meravigliosa sorpresa il Coro Arké che ha portato tutti noi in mondi eterei, ultraterreni. E poi il magistrale duetto dell’onnipresente maestro e dell’inarrivabile Gino Fedeli. E in mezzo a tanta festa la voce inconfondibile di Max Petronilli incorniciata dall’orchestra KinKy Ensemble magistralmente diretta da, indovina chi? Proprio lui, il maestro Giovanni Cernicchiaro, vero mattatore della serata. E poi la poesia di Anthony Caruana e le parole forti di Michele Capitani. Quanta festa ho respirato Domenica sera. Quante emozioni. E tutte scandite dalla verve e dalla sagacia di Mario Camilletti, perfetto padrone di casa. E che belle le due brevi proiezioni che hanno raccontato vita vera di uomini e donne vere, al servizio dei più deboli, che col loro fare ci donano una speranza per un mondo più giusto. Ed erano presenti i rappresentanti dell’amministrazione locale che hanno applaudito a tanta buona volontà messa in campo da volontari e artisti, e tutto ciò solo per avvicinare noi pastorelli a quella capanna, ove c’è bisogno di tutto. Te lo giuro. Credimi, Domenica sera ho rivisto il Natale. E applausi a te Massimo Magnano, attuale presidente della Comunità locale di Sant’Egidio. È proprio vero. Hai seguito il tuo sogno e ce l’hai fatta. Hai avvicinato tutti noi al vero Natale. E chissà se fra le note, i canti, gli applausi anche tu hai sentito quel bimbo piccolo piccolo… da qualche parte in mezzo a noi, rideva. E tu che mi stai leggendo adesso sposta il pastorello. Avvicinalo alla capanna. Affinché porti latte e formaggio dolce per chi ha fame, freddo, tanta paura e nient’altro addosso.
Buon Natale.