Vi ricordate di Carlos? Il bambino di Ladispoli affetto da un disturbo dello spettro autistico. Che per sottoporlo ad un’innovativa cura a base di cellule staminali, in Russia, la famiglia aveva lanciato una campagna di raccolta fondi che è stata supportata dal nostro giornale, e che ha visto una lodevole partecipazione degli abitanti del nostro comprensorio. Per un po’ avevamo perso le tracce, ma recentemente la famiglia ci ha contattato per chiederci se potessero raccontarci le difficoltà che purtroppo incontrano nel loro tentativo di integrare Carlos con il resto della società civile, e di donargli un futuro il più possibile normale. Perché la “normalità” è il più grande obiettivo che una qualsiasi famiglia che abbia un figlio o una figlia disabile. sogna e che vorrebbero raggiungere. Non cerca di fare diventare il loro figlio il più bravo di tutti. Sarebbero estremamente felici se solo riuscissero a farlo diventare “come tutti”. Lo stesso desiderio è peri genitori. Cercano, spesso invano, una normalità loro negata. Cercano uno spiraglio di normalità, in una vita fatta di impegni a tempo pieno per sperare di raggiungere un miracolo che non arriva mai. Per questo abbiamo accettato volentieri di farci raccontare dalla mamma di Carlos i problemi che incontrano per cercare di donargli un futuro “normale”. Problemi che sono sicuramente accentuati da una non sufficiente attenzione da parte dello Stato sul tema della disabilità. Tante parole e tanti soldi spesi male. Spesso in spese legali che si potrebbero più utilmente utilizzare pagando terapisti e insegnanti di sostegno adeguatamente preparati al difficile compito che li aspetta. E, soprattutto,non parcheggiati in attesa di una sistemazione migliore.