«È una detenuta modello ma non ci hai mai scritto per delle scuse o per dispiacersi della morte di nostro figlio». Marina Conte, madre di Marco Vannini, il 20enne cerveterano ucciso il 17 maggio del 2015 in casa dei genitori della sua ex, commenta l’uscita quotidiana dalla cella del carcere di Rebibbia di Martina Ciontoli. Condannata a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario con dolo eventuale assieme al resto della famiglia, ha ottenuto un permesso dal Tribunale di Sorveglianza, così come previsto dall’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, di poter svolgere delle mansioni fuori dalle mura carcerarie dopo aver scontato un terzo della pena ed essere reputata detenuta modello. Scortata, lavora al bancone di un bar del Ministero della Giustizia dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 14.30. «È in carcere da maggio del 2021, il mese della sentenza della Cassazione bis – ricorda Marina – e non ha mai avuto un segno di pentimento, nemmeno in questi tre anni. Ce lo saremmo aspettato. Visto che ora è un modello da seguire, avrà una coscienza per dirci esattamente quello che è avvenuto in quella casa la sera in cui è morto Marco». Nessuna protesta nei confronti dell’ordinanza. «Crediamo nel reinserimento dei detenuti, anzi del resto lo prevede la legge. Ricordo che Martina ha conseguito gli studi durante il periodo del processo, quindi prima della condanna definitiva. Non mi sembrava fosse così turbata dalle aule di tribunale. Ora è stata radiata dall’albo», conclude Marina. Ogni giorno feriale, da quanto si apprende, dal lunedì al venerdì Martina può salutare le sue compagne di detenzione del reparto “orchidea” del settore femminile di Rebibbia e percorrere, scortata, il tragitto verso la zona di Casal del Marmo per poter prendere servizio. «La legge prevede il reinserimento – si accoda Valerio Vannini, papà di Marco – e noi non siamo ovviamente contrari. Ma è facile essere detenuti modello, occorre dimostrarlo con i fatti. In tre anni e mezzo non ci ha mai scritto Martina, in aula in tribunale quando ci vedeva si girava dall’altra parte».