sabato, Gennaio 11, 2025

Busto di Calamatta caduto, la Verzani: “La caduta ha riportato in evidenza la storia prestigiosa dell’incisore di Civitavecchia”

“La vigilia di Natale, lungo viale Garibaldi sul busto divelto di quello che è considerato uno dei maggiori rappresentanti dell’arte cittadina ovvero Luigi Calamatta si sono finalmente accesi i riflettori. Protagonisti, orrore! Orrore! i soliti vandali, che per noia o, forse anche per ignoranza, si sono divertiti a fare danni. La responsabilità è stata poi attribuita al forte vento che, nella notte aveva spazzato il lungomare e, mentre Garibaldi nel gelido marmo era rimasto in piedi a tutelare le memorie della città, il busto metallico dell’esimio incisore è stato buttato a terra senza nessun rispetto. Forse è stato il libeccio o la tramontana ma, più probabilmente, il soffio ben più maligno della noncuranza accanitosi contro questo illustre concittadino, che ha avuto l’infelice sorte di essere civitavecchiese. Spesso mi domando quanti di noi, in futuro, potranno vantare di dare il proprio nome alla piazza più importante della città, a due scuole, ad associazioni culturali, persino a esercizi commerciali ed essere conosciuti ed onorati in varie nazioni europee, non solo Francia, Belgio, Germania , Danimarca, ma anche in altre parti del mondo. Mi meraviglio come oggi, nella sua stessa città natale, da decenni non vengono esposte le sue opere generosamente donate, mentre nel Cimitero monumentale la sua tomba è fatiscente in una struttura pericolante. Tutto questo non rende onore a questa città. E allora mi verrebbe da esclamare:” Grazie vandalo!”, uomo o fenomeno naturale che tu sia, che nella notte di Natale con il tuo gesto hai riportato in vita le memorie che tanto hanno onorato i nostri antenati, che vedevano in Calamatta la personificazione dell’arte italiana, eccelsa, maestra nel mondo, simbolo di perfezione, equilibrio, bellezza, orgoglio. Il giovane Luigi orfano ed alunno del San Michele a Ripa, diventato il campione dell’incisione dell’800 con la riproduzione, tra le tante, di un’opera come la Gioconda, rischiava la vita da esule per aver sostenuto le idee di Mazzini e poi di Garibaldi. La sua battaglia, combattuta con l’arte dell’incisione, aveva contribuito a superare l’idea di un’Italia divisa in staterelli, succubi di potenze straniere, per un’Italia, dotata di valori e di una credibilità ben superiore a quella che le armi avrebbero potuto dare. E quindi perché merita questa sorte? Seppur vero che l’eredità non è di chi la riceve ma di chi l’apprezza, la risonanza del gesto che ha destato sdegno e rammarico in coloro che conoscono il suo spessore fa bene sperare in un futuro diverso anche perché i nostri giovani hanno oggi come non mai bisogno di tali forti esempi che diano orgoglio e coraggio. Se calpestiamo l’identità del suolo dove viviamo rischieremo di non avere un passato e, senza accorgercene, neanche un futuro”.

Maria Grazia Verzani
Presidente Associazione Amici del Fondo Ranalli ODV

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