venerdì, Gennaio 17, 2025

Cinema, addio a David Lynch celebre autore di “Twin Peaks” e “Velluto blu”

Aveva 78 anni, David Lynch – morto ieri probabilmente per le conseguenze dell’enfisema che da tempo lo costringeva in casa. Ma secondo i suoi tanti fan e ammiratori era un regista senza tempo, legato a quella dimensione infinita dell’inconscio che traspare in filigrana dalla gran parte delle sue opere. Certo è che radicalizzò il cinema americano, con una visione artistica di matrice oscura, surreale – audace come un marchio di fabbrica in film come “Blue Velvet” (“Velluto Blu”, in italiano) in italiano e “Mulholland Drive”, in televisione con la serie “Twin Peaks”, un culto per più di una generazione in tutto il mondo. “C’è un grande buco nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come direbbe lui, ‘tieni d’occhio la ciambella e non il buco’”, hanno scritto i familiari su Facebook. Regista, sceneggiatore, produttore, musicista e artista visivo, Lynch era nato il 20 gennaio del 1946 a Missoula, nel Montana. Sposato quattro volte, negli anni ’80 aveva avuto con Isabella Rossellini una relazione sentimentale con risvolti professionali: lei aveva recitato in uno dei film più celebri di David, il thriller psicologico Velluto Blu del 1986. Tre volte candidato agli Oscar (più un Oscar alla carriera nel 2019), Lynch era famoso per il suo particolare stile cinematografico che fondeva surrealismo, noir e simbolismo onirico: era considerato tra i più influenti maestri del cinema contemporaneo ed era spesso paragonato a Luis Bunuel. Aveva cominciato come pittore e creatore di shot animati e live action, per poi farsi notare nel 1977 con Eraserhead. Dopo una prima uscita fallimentare nei circuiti commerciali, il lungometraggio divenne un oggetto di culto, tanto da essere proiettato per anni e con successo negli spettacoli di mezzanotte: in quest’opera Lynch lavorò sulle possibilità del cinema di mettere in scena la materia organica e inorganica, mentale e fisica, sovrapponendo diversi livelli di realtà. Il regista e produttore Mel Brooks, rimasto colpito da questo film, volle affidare a Lynch la regia di “The elephant man” (1980), la storia vera di un uomo affetto da una rara malattia, John Merrick (interpretato da John Hurt), che ne deturpava orribilmente il volto e il corpo, ambientata nella Londra vittoriana. Il film fu un grande successo e ottenne otto nominations all’Oscar e vari premi in festival internazionali. Salito sulla ribalta, Lynch venne quindi reclutato da Dino De Laurentiis per girare ‘Dune’, riduzione del classico fantascientifico di Frank Herbert che, nelle intenzioni del produttore italiano, avrebbe dovuto essere una risposta a ‘Guerre Stellari’ ma si rivelò un flop colossale. I dissidi tra De Laurentiis e Lynch portarono quest’ultimo a disconoscere l’opera, che fu massacrata dai tagli rendendo pressoché incomprensibile la già complicata trama del romanzo. La pellicola è stata in seguito rivalutata e gode comunque di punti di forza, a partire dagli effetti speciali di Carlo Rambaldi Nel 2001 arriva Mulholland Drive, film con il quale Lynch vince il premio per la miglior regia a Cannes. La pellicola racconta il lato oscuro di Los Angeles attraverso gli occhi di Naomi Watts e Laura Harring, intrappolate in un universo narrativo sospeso tra sogno e realtà dove si perdono insieme allo spettatore. Negli anni Novanta era tornato alla ribalta per Twin Peaks, la serie rivoluzionaria che ha ridefinito il genere televisivo con narrazioni enigmatiche e atmosfere inquietanti. Lynch aveva poi girato nel 2006 Inland Empire con Laura Dern, una delle sue attrici preferite. Più di recente aveva lavorato a Twin Peaks: The Return, un reboot in 18 puntate della serie originale, in onda nel 2017 su Showtime con al centro Kyle Mac Lachlan, un altro dei suoi attori cult.

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