Oggi è la sede del Comando del Corpo della Polizia Locale di Roma Capitale, ma in passato e per oltre cinque secoli è stato un ospedale. È il complesso di via della Consolazione che sorge ai piedi del Campidoglio. Dapprima fu costruita la chiesa di Santa Maria della Consolazione, edificata nel 1470 nel luogo dove era presente un’immagine mariana di epoca medievale, poi il resto del complesso. L’immagine della Vergine era affissa lungo un portico di quelli che allora erano i granai dei Mattei, una facoltosa famiglia patrizia, ai piedi della rupe Tarpea e vicino al Foro Romano ed era stata voluta da un condannato a morte, alla fine del 1300, per consolare gli ultimi momenti di vita dei condannati. Proprio sulla piazza del Campidoglio si eseguivano infatti le condanne a morte, in un luogo delimitato dai due leoni in marmo che ora si trovano ai piedi della cordonata michelangiolesca e che allora si trovavano contro il Palazzo dei Conservatori, nell’area dove oggi sorge il Museo. L’immagine sacra divenne, sin dal Medioevo, oggetto di devozione popolare e proprio per conservare al proprio interno l’affresco venne edificata la chiesa ad opera dell’architetto Baccio Pontelli, mentre Antoniazzo Romano affrescò gli interni. In origine era molto più piccola della chiesa attuale; venne infatti ingrandita su progetto di Martino Longhi il Vecchio tra il 1583 e il 1606. La facciata è stata completata solo nel 1827 e la gradinata ampliata a metà del Novecento, in seguito alla sistemazione urbanistica dell’intera area. La chiesa venne dedicata alla Madonna della Consolazione, proprio per il conforto destinato ai condannati e alle loro famiglie. Grazie ai doni e alle offerte dei romani e di numerosi benefattori venne edificato anche l’ospedale della Consolazione, ovvero l’ampio edificio collegato alla chiesa. Chiesa e ospedale divennero via via sempre più importanti per i romani e per gestire lasciti e donazioni di nobili, papi, cardinali e anche di gente comune divenne necessario creare una “Compagnia”. L’Arciconfraternita di Santa Maria delle Grazie per secoli ha custodito la chiesa e il piccolo ospedale, dove nel 1591 prestò la sua opera, durante una epidemia di tifo, il giovane Luigi Gonzaga, come ricorda l’epigrafe in marmo proprio sulla facciata principale del Palazzo. Luigi Gonzaga, poi divenuto santo, proprio mentre prestava la sua opera all’ospedale della Consolazione venne contagiato dal tifo e morì nel maggio dello stesso anno nella sua cella in Sant’Andrea al Quirinale. Anche altri santi operarono tra le sale dell’ospedale della Consolazione: San Filippo Neri, San Vincenzo Pallotti e san Giuseppe Calasanzio. Non solo santi. Nell’ospedale fu curato anche Caravaggio, ferito a una gamba da un cavallo. Qui, secondo lo storico dell’arte Roberto Longhi (1890-1970), realizzò il Bacchino malato, un autoritratto che l’artista realizzò durante la convalescenza proprio nell’ospedale della Consolazione. Il nosocomio curava gratuitamente i bisognosi e sosteneva con una dote anche le giovani meno abbienti. La vocazione di questa parte di città al benessere e alla salute delle donne, del resto, affondava in tempi lontani. Proprio di fronte al complesso ospedaliero, ai piedi del Campidoglio, sorgeva “l’ospedale delle donne”, una chiesa trasformata in sanatorio ai primi anni del XVI secolo, demolito nel 1941 nel corso delle trasformazioni urbanistiche dell’area. Pochi anni prima, nel 1927, l’ospedale delle donne era divenuto la sede del “dopolavoro ospedalieri” che inaugurò anche una colonia marina per bambini a Santa Severa. L’ospedale della Consolazione invece curava uomini e donne e si distinse a partire dal 1700 nella chirurgia d’urgenza e traumatica, una sorta di pronto soccorso per traumi e ferite che, anche per la vicinanza al rione di Trastevere dove avvenivano spesso risse e duelli al coltello, si specializzò nella cura dei “bulli” che a Roma si sfidavano nelle strade e arrivavano feriti per essere curati proprio alla Consolazione. Nell’ospedale fin dall’inizio era attiva anche una scuola di medicina e si tenevano lezioni di chirurgia e dimostrazioni anatomiche pubbliche. Diversi furono i luminari e gli studiosi, chirurghi e anatomisti che qui operarono dando un contributo importante al progresso della scienza e delle conoscenze mediche. Parte delle collezioni conservate nell’ospedale, testimonianze delle attività di ricerca e sperimentazione medica che avvenivano in questo luogo, vennero trasferite poi al Museo di Storia dell’Arte Sanitaria presso il Santo Spirito, dove sono ancora oggi. Un contributo all’attività scientifica che vale la pena menzionare e che riguarda proprio l’Ospedale fu quello del chirurgo Guido Farina, che l’8 gennaio 1896 operò una ferita al cuore di un paziente: si trattò del primo intervento di cardiochirurgia, quasi un anno prima dell’intervento effettuato dal tedesco Ludwig Rehn, considerato il precursore degli interventi al cuore. Dalla fine del 18° secolo e con la nascita della Repubblica Romana nel 1798 i beni degli Ospedali romani passarono da una piena autonomia amministrativa a una gestione centralizzata, controllata dalle autorità civili. Fu in questo periodo che si ipotizzò il trasferimento dell’ospedale in una zona più salubre e più indicata a curare malati. Gli scontri per la difesa della Repubblica Romana del 1849 tra le truppe garibaldine e i soldati francesi del generale Oudinot provocarono caduti e feriti anche tra i civili: per curarli venne requisito l’edificio della Consolazione che nel frattempo era stato svuotato di malati, ricoverati nel convento di Santa Caterina dei Funari. Terminata l’esperienza repubblicana e con il ritorno del potere nelle mani del papato, Pio IX ripristinò l’ospedale. Con l’annessione di lì a poco di Roma al Regno d’Italia e la proclamazione di Roma quale capitale del Regno (nel 1871) la riorganizzazione degli ospedali passò dalla gestione ecclesiastica a quella civile e l’ospedale della Consolazione fu destinato alla cura delle malattie traumatiche e delle ustioni. Con il Regio decreto del 25/5/1896 si decise l’unione giuridica e amministrativa di tutti gli ospedali romani sotto il nome di “Pio Istituto di S.Spirito ed Ospedali Riuniti di Roma”. Venne data così continuità alla tradizione di accoglienza e cura negli ospedali della città, che durante lo Stato Pontificio era stata assicurata gratuitamente a malati provenienti anche da altri comuni. Non esistendo più fondi ed elargizioni ecclesiastiche vennero disposti fondi ad hoc per far fronte alle spese e, per la necessità di ampliare l’offerta assistenziale, tra il 1911 e il 1914 venne raddoppiata la capienza dei posti letto fino a 240, innalzando l’edificio. Solo con la costruzione dell’ospedale del Littorio (il San Camillo di oggi) terminata nel 1931, l’ospedale della Consolazione fu chiuso, anche se venne mantenuto un presidio di pronto soccorso fino al 1936, anno in cui l’edificio venne destinato a caserma delle Guardie Metropolitane (una divisione speciale del Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza, dopo lo scioglimento nel 1925 del Corpo dei Vigili Urbani di Roma). Più tardi, con i bombardamenti su Roma a partire dal 1943, la Consolazione divenne un luogo di ricovero per tanti sfollati. Infine, dal 1946, con la ricostituzione del Corpo dei Vigili Urbani, si decise di destinare l’edificio della Consolazione a sede del Comando generale. I lavori di ristrutturazione durarono due anni, ma dal 1948 il personale in divisa fece il suo definitivo ingresso nell’edificio. Insieme ai Vigili per oltre un decennio una parte del complesso continuò ad essere adibito a ricovero di sfollati e in questa particolare forma di convivenza Roma si avviava a recuperare la normalità e a costruire il proprio ruolo di Capitale della Repubblica in tempo di pace. L’edificio, un po’ per la collocazione al centro della città, un po’ per gli ampi spazi pressoché deserti, diviene nel secondo dopo guerra la location preferita di diversi registi. Tra le pellicole citiamo “Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo” di Mauro Bolognini del 1956 con attori del calibro di Sordi, Manfredi, Fabrizi e De Filippo, “Prima Comunione” di Blasetti del 1950, “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola del 1974. Anche la Tv è protagonista con la serie televisiva “Il Vigile” di Castellano e Pipolo tra il 1989 e il 1990 con Lino e Rossana Banfi, con la docu-fiction “Raccontami” con Massimo Ghini e Lunetta Savino, oltre alle produzioni cine e Tv su Caravaggio, dal film del 1941 con Amedeo Nazzari allo sceneggiato del 1967 con Gian Maria Volontè al film dell’inglese Derek Jarman del 1986, alla serie tv del 2008 con Alessio Boni, tutti girati alla Consolazione. Insomma, i numerosi passaggi storici e i cambiamenti, anche urbanistici, che il complesso della Consolazione ha vissuto nel corso dei secoli evocano suggestioni e raccontano una parte importante della storia della città.