Il giorno della vigilia di Natale del 2023 l’impianto di Malagrotta bruciò per ore prima che i vigili del fuoco fossero allertati. Le squadre arrivate da sei regioni diverse lavorarono 18 ore per mettere in sicurezza l’area. Meno di un mese dopo il sindaco si chiedeva se quell’evento fosse frutto di “un disegno criminale per mettere in ginocchio la città”. La risposta nelle carte dell’inchiesta dei sostituti Rosalia Affinito e Fabio Santoni, coordinati dall’aggiunto Giovanni Conzo, sembra smentire quell’ipotesi. Che non ci fossero tracce di dolo è quanto dichiarò il comandante dei vigili del fuoco di Roma Adriano De Acutis in audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie.
E infatti l’ipotesi di reato a carico dei 9 che i pm chiedono di rinviare a giudizio è incendio colposo e gli imputati sono i responsabili e gli addetti alla sicurezza dell’impianto. In due non avrebbero guardato i monitor dell’impianto di videosorveglianza che riprendeva le fiamme. Altri quattro addetti alla sicurezza non si sarebbero accorti del fumo. A capo di tutti la presidente del consiglio di amministrazione della società Security Service.
E poi ci sono i due direttore tecnico e direttore responsabile del Tmb1, la struttura da cui partì l’incendio e dove, secondo quanto ricostruito dai Carabinieri del NOE erano stoccati più rifiuti di quanti ce ne sarebbero dovuti essere. Questo sovraccarico sarebbe stato all’origine dell’incendio.