giovedì, Febbraio 13, 2025

Hamas: “Sabato liberi tre ostaggi”, Israele: “Tutti o sarà guerra”. Mediatori al lavoro

Israele avrebbe inviato un messaggio a Hamas tramite i mediatori Egitto e Qatar, affermando che l’accordo di rilascio degli ostaggi e cessate il fuoco continuerà se il gruppo terroristico rilascerà altri tre ostaggi sabato, riferisce Axios, citando un alto funzionario israeliano.  Ore prima, secondo fonti di Hamas, “I mediatori (Egitto e Qatar) hanno offerto garanzie che Israele rispetterà l’accordo di cessate il fuoco e inizierà veri negoziati per la seconda fase”. Secondo le fonti, nel caso in cui Israele “rispetterà i termini dell’accordo, il processo di consegna degli ostaggi avverrà nei tempi previsti e senza problemi”. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, in una intervista ad Al Jazeera ha affermato che Hamas è impegnata ad attuare il programma di rilascio degli ostaggi secondo gli accordi di tregua, ma che “Non saranno rilasciati tutti” sabato come da alcune richieste israeliane. Secondo gli accordi, tre ostaggi dovrebbero essere rilasciati sabato prossimo, 15 febbraio. Se Hamas non rilascerà gli ostaggi israeliani entro sabato Israele riprenderà la guerra come promesso dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano Israel Katz.  “La nuova guerra di Gaza sarà diversa per intensità da quella precedente al cessate il fuoco e non finirà senza la sconfitta di Hamas e il rilascio di tutti gli ostaggi”, ha detto Katz. Questa nuova guerra, ha aggiunto “consentirà anche la realizzazione della visione del presidente degli Stati Uniti Trump per Gaza”. Dopo 47 giorni di detenzione, il direttore dell’ospedale Kamal Adwan, Hossam Abu Safiya, ha potuto incontrare per la prima volta un legale a cui ha denunciato “le varie forme di tortura e abuso” di cui è stato vittima da parte delle forze israeliane. Lo riporta una Ong della Striscia di Gaza, Al Mezan. “L’avvocato di Al Mezan ha fatto visita al dottor Abu Safiya nella prigione di Ofer, situata nella Cisgiordania occupata”, ha riferito l’Ong, ricordando che il direttore dell’ospedale è stato arrestato dalle forze israeliane il 27 dicembre nell’ospedale di Beit Lahiya, insieme ad altri medici, a personale sanitario, pazienti e altri civili. Dopo l’arresto è stato portato “al campo di detenzione militare di Sde Teiman” dove è stato “sottoposto a varie forme di tortura e trattamenti inumani e degradanti”. Il 9 gennaio scorso è stato trasferito nella prigione di Ofer, dove “è stato tenuto in isolamento per 25 giorni” e ha subito “interrogatori quasi continui per 10 giorni”, nel corso dei quali “ha respinto con forza le accuse” che gli sono state mosse, “sottolineando di essere un medico il cui unico dovere è quello di fornire assistenza medica ai pazienti e ai feriti”.  Secondo l’ong, Abu Safiya ha perso “12 kg in meno di due mesi” e “nonostante abbia più volte chiesto cure mediche alle autorità israeliane, gli è stato sistematicamente negato l’accesso a una visita specialistica ed è stato privato delle cure essenziali”. “Invitiamo la comunità internazionale, in particolare gli alleati di Israele, ad agire immediatamente per chiedere il rilascio immediato e incondizionato del dottor Abu Safiya, così come di tutti i palestinesi che sono stati arrestati illegalmente e arbitrariamente detenuti dalle autorità israeliane, tra cui centinaia di operatori sanitari”, è l’appello lanciato dalla ong

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