Èdi oltre 6mila 600 euro il gap retributivo tra i lavoratori e le lavoratrici dipendenti del settore privato nel Lazio, senza alcun miglioramento negli ultimi cinque anni. Questo quanto emerge dallo studio realizzato dalla Uil Lazio e dall’Eures sulle condizioni del lavoro femminile. Il 31,6% delle lavoratrici del settore privato del Lazio, infatti, (245 mila 500 unità) ha percepito una retribuzione media annua inferiore a 10.000 euro (22,7% tra gli uomini), mentre nel 28,9% dei casi il suo valore risulta compreso tra 10.000 e 20.000 euro (20,8% per gli uomini). Sul fronte opposto, soltanto per il 19,5% delle lavoratrici del privato la retribuzione annua supera i 30 mila euro, salendo tale incidenza ad un ben più consistente 28,6% tra gli uomini. La disparità osservata viene anzitutto dalla differente situazione contrattuale: secondo gli ultimi dati Inps del 2023, le lavoratrici con un contratto “atipico” (a tempo determinato, stagionali) sono in regione il 30,1%, a fronte del 25,5% dei loro colleghi uomini. “Tutto cambia perché nulla cambi”, l’amaro commento del segretario generale della Uil Lazio Alberto Civica che si sofferma sulle “maggiori difficoltà che ancora oggi incontrano le donne nel rapportarsi al mondo del lavoro dove spesso ancora nel 2025 la maternità rappresenta un ostacolo , una discriminante quando non addirittura una colpa”. Il gap è ancora più visibile nel terziario che nella nostra regione assorbe ben il 91,2% delle occupate del settore privato (707,8 mila su 776 mila occupate nella regione), a fronte del 73% degli uomini, con una crescita pari ad oltre 63 mila unità rispetto al 2019 (+9,8%). Ma tale ‘vocazione’ femminile al terziario è troppo spesso sinonimo di precarizzazione, visto che proprio in questo settore si concentra la maggior parte dei contratti “atipici” (pari al 32%, con punte del 38,8% nelle attività di alloggio e ristorazione).