L’Onu è preoccupata per le gravi conseguenze per la popolazione civile di Gaza derivanti dalla cessazione della distribuzione di energia elettrica da parte di Israele nel territorio palestinese, che è già privato delle forniture di carburante da più di una settimana. Lo ha detto Stephane Dujarric, portavoce dell’Onu, nel corso dell’incontro con i media, al Palazzo di Vetro. “Questa decisione – ha aggiunto – riduce in modo sostanziale la disponibilità di acqua potabile”. “Ristabilire questo servizio – ha continuato – è vitale per decine di migliaia di famiglie e bambini”. La decisione di Israele “è molto preoccupante. Senza elettricità e con il carburante bloccato, gli ultimi impianti di desalinizzazione dell’acqua, strutture sanitarie e panifici a Gaza rischiano di chiudere, con gravi conseguenze per i civili”, aggiunge un portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.Il portavoce delle Nazioni Unite Dujarric ha dichiarato che gli aiuti umanitari non sono entrati a Gaza per nove giorni consecutivi a causa del blocco israeliano. Israele sta anche impedendo l’ingresso nel territorio di carburante, attrezzature pesanti e case mobili. La decisione di Israele di interrompere la fornitura di energia elettrica alla Striscia di Gaza come arma di pressione “è un ricatto inaccettabile”. Ad affermarlo è Izzat al-Rishq, membro dell’ufficio politico di Hamas. “Condanniamo con fermezza la decisione dell’occupazione di tagliare l’elettricità a Gaza, dopo averla privata di cibo, medicine e acqua”, dice Izzat al-Rishq. Si tratta, aggiunge, “di un tentativo disperato di fare pressione sul nostro popolo e sulla sua resistenza attraverso tattiche di ricatto a buon mercato e inaccettabili”.Alla domanda su cosa Israele stia facendo entrare a Gaza, Dujarric ha risposto: “Niente. Voglio dire che non è entrata nessuna merce, nessun camion”. I negoziatori di Hamas hanno proposto una tregua da cinque a dieci anni che prevederebbe anche un disarmo. A sostenerlo in un’intervista alla tv israeliana “Kan” è l’inviato speciale degli Stati Uniti per gli ostaggi, Adam Boehler. Hamas, afferma Boehler secondo quanto riferiscono i media israeliani, “ha proposto lo scambio di tutti i prigionieri e una tregua da cinque a dieci anni in cui Hamas deporrebbe tutte le armi e in cui gli Stati Uniti, così come altri Paesi, si assicurerebbero che non ci siano tunnel, e che Hamas non sia coinvolto nella politica in futuro”. Boehler ha spiegato che “non gli sembra una cattiva offerta”. Tra i timori che la Casa Bianca dia priorità al rilascio degli ostaggi americani rispetto a quelli israeliani, l’inviato statunitense ha rassicurato l’opinione pubblica israeliana spiegando che l’amministrazione Trump intende far rilasciare sia “gli americani che gli israeliani, il nostro impegno è totale”. Boehler afferma inoltre che Israele è stato informato dei suoi colloqui con Hamas prima ancora che iniziassero, contraddicendo i funzionari israeliani che affermano di essere venuti a conoscenza dei colloqui solo quando erano già in corso. Il ministero della Difesa siriano ha annunciato la conclusione “con successo” dell’operazione militare nell’ovest del paese, dove da giovedì gli scontri con i lealisti del regime caduto e le esecuzioni di massa di civili hanno provocato centinaia di morti. “Annunciamo la fine dell’operazione militare dopo che le nostre forze sono riuscite a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati”, ha detto il portavoce del ministero Hassan Abdel Ghani, citato dall’agenzia ufficiale Sana.
L’Onu: “Israele riattivi l’elettricità a Gaza, è vitale per famiglie e bambini”
