Latina – La nuova stagione di prosa del Teatro D’Annunzio si apre ufficialmente con la comicità corrosiva di Mattia Torre: sabato 10 febbraio, alle 21.00, il regista – autore di punta di cinema e tv, già sceneggiatore della serie televisiva “Boris” – porta in scena due volti noti del cinema italiano: Paolo Calabresi e Valerio Aprea, protagonisti dello spettacolo “Qui e Ora” e di un’interpretazione che rappresenta il valore aggiunto del cult scritto e diretto da Torre. La comicità dell’autore nasce da situazioni eccezionali che fanno emergere la disarmonia, la violenza e il conflitto presenti nella nostra società. In “Qui e Ora” i due protagonisti si trovano coinvolti in un incidente stradale in una sperduta periferia romana.
Lo spettacolo tratta di un incidente appena avvenuto in una strada secondaria di un’isolata periferia romana, vicina al grande raccordo anulare, completamente deserta, senza passanti né case, nei campi, nel nulla. Due scooter di grossa cilindrata subito dopo l’impatto, il primo ribaltato, idealmente conficcato a terra, il secondo irriconoscibile, un disastro di lamiere ancora fumanti. Un incidente importante. A terra, a pochi metri l’uno dall’altro, due uomini sulla quarantina; il primo immobile, potrebbe essere morto, l’altro muove piano un piede, a fatica si alza. E anche il primo apre gli occhi. Avrebbero bisogno di aiuto ma non lo avranno, avrebbero bisogno di cure ma i soccorsi non arriveranno prima di un’ora e mezza. Intorno a loro, per loro, niente e nessuno.
In un Paese dove se fai un incidente con qualcuno, a parità di torto o di ragione, quel qualcuno è già un tuo nemico, “Qui e Ora” racconta lo scontro tra due individui sopravvissuti a un incidente in scooter, alla periferia estrema di una grande città, nella sfiduciata attesa di soccorsi che infatti non arrivano. Nel loro scontro si esprime il cinismo e il senso di lotta dell’Italia di oggi, un Paese sempre idealmente a un passo dalla guerra civile, in cui la cattiva amministrazione finisce per generare sfiducia non solo dei cittadini verso le istituzioni, ma anche tra cittadini e cittadini, in un clima sempre più teso e violento, che trova il suo apice nella grande città.
Nell’ora e dieci di attesa dei soccorsi, che è il tempo teatrale della vicenda, Qui e Ora racconta un ansiogeno e violento, comico duello metropolitano tra due uomini che hanno bisogno di cure e non le avranno e che, pur essendo entrambi vittime della ferocia dei nostri tempi, si riconoscono come nemici: il primo ha di sé l’immagine di un uomo straordinario, ma non lo è; l’altro saprebbe accontentarsi della propria ordinarietà, ma non lo farà. Nell’attuale grande vuoto sociale, culturale e politico, tra le possibili derive c’è un senso di inadeguatezza che porta a perdersi (come nel caso di Claudio Aliotta, interpretato da Valerio Aprea) o ci sono il cinismo e la ferocia che portano al male (come per Aurelio Sampieri, interpretato da Paolo Calabresi).
Come nell’esperienza di Boris, grande merito della realizzazione del progetto va agli attori, qui non solo talentuosi interpreti di un atto unico molto performativo e senza paracadute, ma anche soci d’impresa per il livello di condivisione; e merito ai produttori Marco Balsamo e Fabrizia Pompilio per la vitalità, l’energia e l’importanza del loro lavoro. A dimostrazione che anche in un Paese complicato e in crisi come il nostro, il teatro può e deve, militando, esorcizzare fatti terribili e lanciare, lanciare grida disperate e taciti giocosi inviti alla concordia.