TARQUINIA – "La situazione dell’acqua nella provincia di Viterbo non è ancora sotto controllo". La denuncia è del ‘’Comitato non ce la beviamo’’. "Nel mese di gennaio – affermano dal Comitato – molti comuni risultano ancora con parametri fuori norma: per quanto riguarda i fluoruri: Bolsena, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Farnese, Gradoli, Grotte di Castro, Montefiascone, Nepi, Tuscania e Viterbo presentano valori che superano il limite massimo di 1,50. Ancora più preoccupante è la situazione dell’arsenico ove troviamo Bagnoregio con 15 mcg/l, Civitella D’Agliano 12mcg, Fabrica di Roma 45mcg, Farnese 24mcg, Monte Romano 13,5 mcg, Nepi 14,5 mcg, Ronciglione 11,5mcg, Tuscania 18mcg, Villa San Giovanni 16,5mcg. Molti altri presentano invece il valore limite di 10 mcg/l : Acquapendente, Canino, Capodimonte, Carbognano, Montalto, Monterosi, Soriano, Sutri, Tarquinia, Vasanello, Viterbo e Vitorchiano (per il Comune di Graffignano il sito ASL non riporta i valori rilevati ma evidenzia l’emissione di ordinanza di non potabilità)". "Un dato comunque allarmante – commentano dal Comitato – considerato che il limite di 10mcg/l è già di per se un valore dannoso; l’arsenico è un cancerogeno certo di classe 1 e, in quanto tale, la percentuale di presenza nelle acque destinate al consumo umano dovrebbe essere pari a 0. Chiediamo ai Sindaci che venga effettuata puntuale informazione alla popolazione sulla situazione dell’acqua e che nei casi dovuti venga emessa l’ordinanza di non potabilità oltre ad adoperarsi per risolvere urgentemente il problema". "Non vogliamo – aggiungono – che si ripeta la grave situazione che abbiamo vissuto per oltre dieci anni quando i cittadini sono stati tenuti completamente all’oscuro del problema mentre le amministrazioni chiedevano deroghe su deroghe: responsabilità politiche trasversali che hanno abbracciato giunte di destra e di sinistra. I Comuni che presentano le criticità maggiori sono proprio quelli che non ricevono dalla Regione i finanziamenti per la manutenzione dei dearsenificatori perché non hanno aderito a Talete spa. Come abbiamo già denunciato in precedenza, riteniamo inaccettabile che la Regione effettui questa operazione discriminatoria che investe la salute dei cittadini solo al fine di condurre la gestione idrica di tutta la provincia in mano ad un unico gestore che poi, come è noto, "fa acqua da tutte le parti ". Sulla salute non si scherza , invitiamo ancora una volta il Presidente della Regione a provvedere urgentemente garantendo a tutti i Comuni il dovuto finanziamento al fine di assicurare il rispetto del più elementare diritto alla salute dei cittadini, previsto dalla nostra Costituzione". "Visto, inoltre, che è stata paventata la possibilità che la Regione non finanzi la manutenzione dei dearsenificatori dal prossimo anno, – aggiunge il comitato ‘’Non ce la beviamo’’ – torniamo a ribadire che, a nostro parere, non è stata un’operazione corretta considerare nel bilancio regionale le somme destinate alla dearsenificazione quali spese straordinarie. Si tratta, infatti, di una spesa fissa che si sarebbe dovuta collocare in un apposito capitolo di spesa finanziato in via permanente dalla fiscalità generale, ciò è previsto con particolare puntualità nella Legge 5/2014 anche come sostegno della tariffa. Come abbiamo già denunciato non sono i cittadini residenti nelle zone interessate a doversi sobbarcare il costo della dearsenificazione che , come in tutti gli altri casi di inquinamento ambientale, spetta alla fiscalità generale sostenere. Speravamo che almeno questo fosse stato chiarito dal Presidente Zingaretti, invece ci ritroviamo all’anno zero, con una situazione gestita sull’emergenzialità che mette in dubbio i finanziamenti per i prossimi anni". " E, a proposito di emergenza – conclude il Comitato – sono passati ormai 5 anni senza ricevere notizie rispetto all’annunciata pianificazione per la risoluzione definitiva del problema che avrebbe previsto la ricerca di "fonti pure ". Ricordiamo, inoltre, che per la città di Viterbo il Sindaco Michelini aveva comunicato lo stanziamento di fondi all’Università della Tuscia per l’avvio di uno studio finalizzato a risolvere alla radice il problema dell’inquinamento da arsenico. Considerato che siamo alla fine del mandato, vorremmo ricevere notizie anche in merito a quella promessa".
(seapress)