di Cristiano Orsini
Ci sono 1800 miliardi di pezzi di plastica del peso complessivo di 80mila tonnellate che in questo momento stanno galleggiando in un’area marina meglio nota come ‘The Great Pacific Garbage Patch’ (GPGP). E la situazione sta rapidamente peggiorando. Questo è il desolante quadro che emerge dallo sforzo compiuto nella mappatura di una parte di Oceano Pacifico, durata ben tre anni, condotta da un team internazionale di scienziati, che hanno operato sotto l’égida della Oceanic Cleanup Foundation, in una collaborazione congiunta di sei università e una compagnia di sensori aerei. Le loro scoperte sono state rese pubbliche di recente sulla rivista Scientific Reports.
Campioni di plastica raccolti durante la Mega Expedition della fondazione The Ocean Cleanup del 2015 Campioni di plastica raccolti durante la Mega Expedition della fondazione The Ocean Cleanup del 2015 Il Great Pacific Garbage Path, situato a metà strada tra le Isole Hawaii e la California, è la piu’ grande zona di accumulo di rifiuti di plastica finiti negli oceani del nostro pianeta. Convenzionalmente, i ricercatori hanno usato reti singole a maglie fini, di dimensioni inferiori ad un metro, nel tentativo di quantificare in maniera quanto piu’ capillare il problema. Tuttavia, questo metodo presenta un’elevata incertezza a causa della piccola superficie che riesce a coprire. Inoltre, questi metodi non riescono a dare una misura esatta dell’entità del problema nella sua massima estensione, dato che tutte le reti di campionamento, per piccole che siano, non sono in grado di catturare oggetti piu’ grandi delle dimensioni della rete. Al fine di analizzare l’intera situazione del GPGP, il team ha condotto lo sforzo di campionamento piu’ completo fino ad oggi mai compiuto attraversando il letto di detriti con 30 navi contemporanemente, integrate da sondaggi condotti con due aeroplani.
Sebbene la maggior parte delle navi fosse equipaggiata con reti standard per il campionamento di superficie, la nave-madre della flotta, la RV Ocean Starr, ha anche trascinato due dispositivi di sei metri di larghezza, consentendo al team di campionare oggetti di dimensioni medio-grandi. Per aumentare la superficie esaminata e quantificare i piu’ grandi pezzi di plastica – oggetti che includono reti da pesca di diversi metri gettate via – un velivolo C-130 Hercules è stato dotato di sensori avanzati per raccogliere immagini multispettrali e scansioni in 3D della spazzatura oceanica. La flotta ha raccolto un totale di 1,2 milioni di campioni di plastica, mentre i sensori aerei hanno scansionato oltre 300 chilometri quadrati di superficie oceanica. I risultati, pubblicati su Scientific Report, rivelano che il GPGP, considerato l’area che ha piu’ di 10 kg di plastica per chilometro quadrato, misura 1,6 milioni di chilometri quadrati, vale a dire tre volte la superficie dellla Francia continentale. In questa zona così ampia sono accumulati 1,8 trilioni di pezzi di plastica, del peso complessivo di 80mila tonnellate, l’equivalente di 500 Jumbo Jet.
Da sottolineare che queste cifre sono da quattro a sedici volte superiori rispetto alle stime precedenti. Il 92 % della massa è rappresentato da oggetti piu’ grandi, mentre solo l’8 per cento è costituito da microplastiche, pezzi di dimensioni inferiori a 5 mm. Confrontando le attuali quantità di microplastiche con le misurazioni storiche del GPGP, il team ha scoperto che i livelli di inquinamento plastico, per quel che riguarda il GPGP, sono cresciuti in misura esponenziale dall’inizio delle misurazioni, negli anni ’70. Laurent Lebreton, autore principale dello studio, spiega:”Sebbene non sia ancora possibile trarre conclusioni definitive sulla persistenza dell’inquinamento plastico nel GPGP, questo tasso di accumulo al suo interno, che era già maggiore rispetto alle acque circostanti, indica che l’afflusso di plastica continua a superare il deflusso”.