Banche, cantieri, moda: non c’è settore in cui non si sia rinnovato, nel tempo, quell’eterno gioco di rivalità poco nascoste e vicinanze sbandierate che da sempre oppone Italia e Francia. Vecchia storia, sempre rinverdita a scadenze quasi regolari, che segna la complessità di un rapporto tra due Paesi che va ben oltre il semplice dato economico. Oggi Vivendi precisa che l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti è tutto meno che un’azione ostile. Non sempre c’è stato fair play. Né dall’una, né dall’altra parte. Lo testimonia la storia degli ultimi anni.
L’episodio più eclatante, ed ancora lungi dall’essere concluso, è la guerra da tre miliardi che oppone Mediaset e Vivendi. Ancora poco tempo fa Berlusconi ha chiesto un maxi-risarcimento a Vincent Bollorè, accusato di aver prima ripudiato la promessa sposa Mediaset Premium, la pay-tv del Biscione, e poi di aver tentato un attacco senza precedenti con una scalata a Mediaset, ritenuta illegale. I tempi sono lunghi perché la prossima udienza è stata fissata a dicembre. Ecco i precedenti di un duello che, forse, ha a che fare con antiche rivalità e nuove primazie, soprattutto in Europa.
BNL ENTRA IN BNP PARIBAS: nel febbraio 2006, a seguito dell’annullamento dell’Opa di Unipol, il Gruppo Bnp Paribas manifesta l’intenzione di acquisire Bnl. Per l’istituto parigino, Bnl rappresentava l’occasione di ampliare la propria base di clientela, acquisendo un secondo grande mercato retail dopo quello francese. L’Offerta di acquisto viene salutata con favore dal presidente di Bnl, Luigi Abete, e convalidata dagli organismi regolatori: l’acquisizione viene portata a termine. Jean-Laurent Bonnafè è il nuovo amministratore delegato di Bnl, Luigi Abete resta presidente. Nel maggio 2006 prende il via il progetto di integrazione che si concludera’ in 18 mesi, 6 mesi in anticipo rispetto ai tempi previsti.
CARIPARMA CEDUTA A CREDIT AGRICOLE: nel 2007, a seguito della fusione tra Sanpaolo Imi e Banca Intesa, per motivi antitrust Intesa Sanpaolo cede il controllo delle banche al dettaglio Cariparma e Banca Popolare FriulAdria (654 sportelli in tutto) a Credit Agricole, già azionista della banca italiana fin dal 1990. NUOVA TIRRENA PASSA DA GENERALI A GROUPAMA: Generali nel 2007 accetta l’offerta di Groupama, socio del patto di Mediobanca, a sua volta azionista di maggioranza a Trieste (con il 15,8%), per l’acquisto del 100% di Nuova Tirrena per 1,25 miliardi di euro, generando una plusvalenza di circa 240 milioni. Nuova Tirrena era una compagnia del gruppo Toro specializzata nei rami danni con una raccolta di 814 milioni. La cessione di Nuova Tirrena avviene interamente per contanti sulla base di un multiplo implicito di 2,4 per embedded value, a premio rispetto a quello pagato per l’acquisizione del gruppo Toro, di cui Nuova Tirrena faceva parte.
UNICREDIT CEDE PIONEER AD AMUNDI: Unicredit nei giorni scorsi ha chiuso la trattativa con il colosso transalpino dell’asset management, assistito da Mediobanca. Il valore dell’operazione è di 3,5 miliardi di euro e prevede circa 1,5-2 miliardi di euro raccolti tramite un aumento di capitale e un’altra quota della stessa entità ottenuta tramite un finanziamento ponte concesso da un consorzio bancario capitanato da Goldman Sachs. TELECOM A VIVENDI: nel giugno del 2015 Vivendi diventa primo azionista dell’ex monopolista al posto di Telefonica con il 14,9% e ora è arrivata a detenerne quasi il 25% del capitale. Il gruppo francese presieduto da Vincent Bollorè ha acquistato tra il 23 novembre e il 5 dicembre altri 117,9 milioni di titoli Telecom sul mercato, raggiungendo il 24,19% della società. Il 22 novembre scorso, Vivendi aveva annunciato una prima tornata di acquisti di azioni Telecom che l’avevano portata al 23,15% del capitale. Oggi la mossa della Cassa Depositi e Prestiti.
il primo marchio italiano importante acquistato da Lvmh in Italia è EMILIO PUCCI. I francesi mettono le mani sulla griffe adorata dal jet set negli anni Sessanta all’inizio del 2000. Arnault acquista la maggioranza delle quote (67%). FENDI: approda nel grande gruppo francese un anno dopo Pucci, esattamente nel novembre 2001. L’anno prima Arnault era entrato in Fendi con Prada in una joint venture che aveva acquisito il 51%. Successivamente il gruppo parigino rileva la quota del marchio milanese. BULGARI: il colosso parigino conquista il marchio principe della gioielleria italiana nel 2011. Un’operazione da 4,3 miliardi. A sorpresa il 7 marzo Lvmh comunica l’accordo con la famiglia Bulgari, che prevede il passaggio di controllo e un’opa a 12,25 euro per azione. Il via libera dell’Antitrust europeo arriva a giugno e l’operazione si conclude a fine settembre, con il gruppo di Bernard Arnault al 98,09%. LORO PIANA: nel 2013 la famiglia Loro Piana decide di cedere la partecipazione di maggioranza dell’azienda familiare al gruppo del lusso francese.
A fine anni ’90, Francois-Henri Pinault, acquisisce il 42% del gruppo Gucci. Nel 2001 è la volta di Bottega Veneta, oltre che di una salita nelle quote possedute in Gucci. Nel 2013 Gucci, ormai nelle mani di Pinault, acquisisce la fiorentina Richard Ginori per soli 13 milioni, e lo stesso anno Kering compra Pomellato, con un’operazione di 350 milioni. Con un’operazione da oltre 300 milioni di euro, a novembre 2011, è Brioni, casa divenuta celebre per gli impeccabili smoking di James Bond, a passare sotto il controllo di Pinault.
PIUMINI MONCLER: un vero e proprio blitz quello di Eurazeo su Moncler. Mentre il gruppo dei piumini prepara lo sbarco in Borsa, poi rinviato al 2013, la società di investimento francese Eurazeo trova l’accordo con i soci di riferimento e, il 6 giugno 2011, annuncia l’acquisizione del 45% del capitale di Moncler, cui fanno capo, tra l’altro, Henry Cotton’s, Marina Yachting e la licenza ’18CRR81’ di Cerruti.