Un test del sangue universale capace di rilevare otto tipi diversi di cancro, quelli tra i più comuni, molto prima che insorgano i sintomi. Lo ha sviluppato un gruppo di ricercatori della John Hopkins University in uno studio pubblicato sulla rivista Science. "L’uso di una combinazione di biomarcatori selezionati per la diagnosi precoce ha il potenziale per cambiare il modo in cui cerchiamo il cancro, e si basa sulla stessa logica dell’uso di combinazioni di farmaci per curare i tumori", ha detto Nickolas Papadopoulos, professore di oncologia alla Johns Hopkins University e autore senior dello studio.
Il test potrebbe anche identificare la forma di tumore che ha un paziente, un obiettivo che i precedenti esami del sangue del cancro non sono riusciti a raggiungere. Il test funziona rilevando il Dna mutato circolante, rilasciato nel sangue dalle cellule tumorali. Il test si basa sulla presenza di 16 geni che sono frequentemente mutati in diversi tipi di cancro e su 8 proteine da essi prodotte, presenti a livelli diversi a seconda della posizione del tumore nel corpo. In campioni di sangue prelevati da 1.005 pazienti, il test ha rilevato tra il 33 e il 99 per cento dei casi di malattia. Il carcinoma ovarico è risultato il tumore più facile dal rilevare, seguito dai tumori al fegato, allo stomaco, al pancreas, all’esofageo, al colon-retto, ai polmoni e al seno.
Per i cinque tumori per cui attualmente non esistono test di screening – ovaio, fegato, stomaco, pancreas ed esofago – la sensibilità del test è variata dal 69 al 98 per cento. Quando il test è stato valutato su 812 soggetti di controllo sani, ha prodotto solo sette risultati falsi positivi. "La specificità molto elevata è essenziale perchè i risultati falsi positivi possono sottoporre i pazienti a test e procedure di follow-up invasivi non necessari per confermare la presenza di cancro", ha affermato Kenneth Kinzler, professore di oncologia presso Johns Hopkins e co-autore dello studio.
Lo stadio dei tumori che il test può individuare
I pazienti coinvolti nello studio avevano uno o tre tumori non-metastatici, cioè localizzati. Gli esperti hanno notato che i tassi di rilevazione erano più bassi in coloro in cui il tumore era in stadio iniziale e si può prevedere che siano ancora più bassi nelle persone che non avevano ancora mostrato alcun sintomo. "Ci sono alcuni importanti avvertimenti", ha commentato Paul Pharoah, professore di epidemiologia dell’Università di Cambridge. "In primo luogo, l’80 per cento dei tumori valutati – ha spiegato – erano tumori di stadio due o di stadio tre: abbastanza avanzati. Dimostrare che un test è in grado di rilevare tumori avanzati non significa che il test sarà utile per rilevare il cancro sintomatico nella fase iniziale e molto meno il cancro pre-sintomatico.
La sensibilità per i tumori di stadio uno nello studio era solo del 40 per cento". Entusiasta Chris Abbosh, dell’UCL Cancer Institute: "Questo è uno dei primi studi che combina i biomarcatori di proteine e il DNA del tumore circolante come strumento di screening e per applicare questo strumento a un’ampia gamma di tipi di cancro in un’ampia coorte di pazienti". Sebbene il test attuale non identifica tutti i tumori, ne rileva molti che altrimenti non verrebbero scoperti. "Molti dei più promettenti trattamenti contro il cancro che abbiamo oggi avvantaggiano solo una piccola minoranza di malati di cancro e li consideriamo importanti progressi", ha detto Bert Vogelstein, professore di oncologia alla Johns Hopkins. "Se stiamo facendo progressi nella diagnosi precoce del cancro, dobbiamo cominciare a guardarli in un modo più realistico, riconoscendo che nessun test rileverà tutti i tumori", ha aggiunto. Anche il costo del test è vantaggioso, ovvero meno di 500 dollari a paziente, uguale o addirittura inferiore a molti altri esami di screening attualmente in uso.