di Alessandro Ceccarelli
A Roma in via Tagliamento, nell’elegante quartiere Trieste, il giovane avvocato Alberigo Crocetta aprì nel febbraio 1965 il locale “Piper”. Questo club, abbastanza piccolo, in pochi anni divenne il punto di riferimento dei giovani e dei nascenti fenomeni musicali del beat e del rock. Ora, a distanza di mezzo di secolo, si può fare un bilancio di un vero e proprio miracolo culturale, di costume e musicale che ha segnato la storia recente del nostro Paese. Negli primi anni Sessanta l’Italia era nel pieno del cosiddetto ‘boom economico’. Il Paese cresceva vorticosamente e disordinatamente. Gli italiani volevano scrollarsi di dosso la povertà, la fame e le ristrettezze del lungo dopoguerra. La crescita, così tumultuosa dalla fine degli anni ’50 sino alla prima metà del decennio successivo, non organizzata e non pianificata portò ad una brusca frenata dell’economia all’inizio degli anni ’70 anche in concomitanza con la prima grave crisi energetica del 1973.
Il Piper, negli anni del ‘boom’ rappresentò soprattutto per le giovani generazioni la voglia di divertimento, spensieratezza e soprattutto il bisogno di ammirare i cantanti italiani emergenti e le grandi star internazionali che calcarono il palcoscenico del locale di Crocetta. Alla serata d’esordio suonarono nel locale The Rokes e l’Equipe 84 di Maurizio Vandelli. Successivamente si susseguirono i migliori gruppi della scena musicale beat italiana tra cui i Rokketti, I New Dada, I Delfini, I Giganti, I Meteors, Gli Apostoli, Le Pecore Nere, e Le Facce di Bronzo. A tutti questi si aggiunsero presto artisti del calibro di Nino Ferrer, Fred Bongusto, Dik Dik, Farida, Gabriella Ferri, Rita Pavone, Roby Crispiano, Gepy & Gepy, Nancy Cuomo: su tutti, però, vanno ricordate Caterina Caselli e Patty Pravo che passa alla storia del pop proprio come “la ragazza del Piper”, per quanto, secondo alcuni, il titolo sarebbe da condividere con Mita Medici che nel 1966, proprio al “Piper”, vince il concorso “Miss Teenager Italiana” con il temporaneo nome d’arte di Patrizia Perini. Tra le fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 arrivarono le grandi star del rock internazionale quali il prodigioso chitarrista Jimi Hendrix, i psichedelici Pink Floyd e le star del progressive come i Genesis. La risposta italiana al rock anglosassone furono le rock band come Le Orme e i New Trolls che si esibirono con grande successo nell’ormai mitico locale di Crocetta.
Il Piper emerse subito come punto focale della bella vita romana, raccogliendo frequentazioni dal mondo dello spettacolo e dell’arte, oltre che da personaggi della scena mondana. Lo storico animatore, intrattenitore del locale, fin dall’inizio e per molti anni, è il giornalista Eddie Ponti. La linea artistica si ispirava al mondo del beat inglese, da cui copiò anche l’idea dell’opera beat, ovvero ad un uso innovativo di luci stroboscopiche colorate accoppiate ai suoni e allo stile dettato dalla moda della minigonna. Dal numeroso gruppo dei ragazzi che si possono considerare frequentatori “storici” del Piper emergeranno negli anni numerosi personaggi di spicco fra cui Romina Power, Mia Martini, Loredana Bertè e Renato Zero (che nel 1982 realizzerà un 33 giri ispirato proprio agli anni del Piper). Nel 1970 i due soci proprietari, Crocetta e Bornigia si separarono. Negli anni dell’austerity (1973-1976) il Piper divenne una discoteca. Dopo una breve chiusura per problemi finanziari tra il 2010 e il 2011, il Piper riaprì nel marzo del 2011. Con la morte di Giancarlo Bornigia il 21 agosto del 2013 si chiude l’epopea del leggendario Piper Club.