domenica, Novembre 24, 2024

Maxi multa della Ue alle acque di scarico italiane

Ben 74 agglomerati urbani, sparsi in 18 regioni d’Italia, continuano a non rispettare le norme Ue sulle acque reflue, perché o non hanno le fogne, oppure non hanno i depuratori a norma. Per questo, dopo molti anni di inadempienza (la scadenza era il 31 dicembre del 2000, cioè quasi diciotto anni fa), la Corte di Giustizia dell’Ue ha condannato l’Italia a pagare una multa forfettaria di 25 mln di euro, cui si aggiungono 30 mln per ogni semestre di ritardo nell’adeguarsi alle norme in materia di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane.
I giudici avevano già constatato una prima volta l’inadempimento dell’Italia in una sentenza del 2012: allora avevano stabilito che la Repubblica, non avendo garantito che 109 agglomerati situati nel territorio italiano fossero provvisti, a seconda dei casi, di reti fognarie per la raccolta delle acque reflue urbane e/o di sistemi di trattamento delle acque reflue urbane conformi alle norme, è venuta meno agli obblighi previsti dalla direttiva.
Dato che alla scadenza del termine, l’11 febbraio 2016, l’Italia non aveva ancora preso le misure necessarie per adeguarsi alla sentenza del 2012, la Commissione Europea ha fatto un secondo ricorso alla Corte, chiedendo di multare Roma. Oggi la Corte constata che, alla data limite, l’Italia non aveva preso tutte le misure necessarie. Nel frattempo gli agglomerati fuori norma sono stati ridotti, da 109 a 74: le uniche due regioni in cui tutti gli agglomerati abitati rispettano le norme sono Emilia Romagna e Molise.
Per la Corte l’inadempienza dell’Italia, oltre ad essere durata quasi sei anni, è particolarmente grave per il fatto che l’assenza o l’insufficienza di sistemi di raccolta o di trattamento delle acque reflue urbane provocano danni all’ambiente, cioè agli stessi cittadini italiani, oltre che alle attività turistiche. La Corte sottolinea, in particolare, che il numero di agglomerati per i quali l’Italia non ha fornito prova dell’esistenza di sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane conformi alla direttiva (74 agglomerati) è ancora significativo, sebbene sia stato ridotto rispetto al 2012 (all’epoca, 109 agglomerati).
Tutto considerato, la Corte condanna l’Italia a pagare, a favore del bilancio dell’Unione, una penalità di 30.112.500 per ciascun semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2012, penalità che sarà dovuta a partire da oggi sino all’esecuzione integrale della sentenza del 2012. Inoltre, tenuto conto della situazione concreta e delle violazioni in precedenza commesse dall’Italia in materia di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane, la Corte reputa adeguata la condanna dell’Italia a pagare, a favore del bilancio dell’Unione, una somma forfettaria di 25 milioni di euro, per prevenire il ripetersi di analoghe infrazioni al diritto dell’Unione.

Redazione
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