“Chiedere la messa a gara del servizio di trasporto pubblico locale, allineando i nostri standard a quelli di tutti gli altri paesi europei e tentando di risolvere i disagi (per usare un eufemismo) che ogni giorno romani e turisti si trovano a vivere, ci sembra tutto fuorché ‘aria fritta’: forse chi parla in questi termini lo fa per semplificare una questione molto complessa, per proteggere i propri interessi e continuare a pescare in quell’enorme bacino elettorale, senza pensare al bene dei romani”. Così in una nota Simone Sapienza, segretario di Radicali Roma, e Francesco Mingiardi, presidente del comitato Sì Mobilitiamo Roma. “Chi dice che il referendum dell’11 novembre porterà alla privatizzazione di Atac, fa un’analisi distorta, senza cogliere il senso delle nostre richieste e di quelle dei 33mila romani che hanno firmato lo scorso anno: liberalizzare il servizio non significa privatizzarlo, anzi, significa restituire al Comune il ruolo di programmazione e controllo che non ha potuto esercitare in questi anni perché troppo impegnato a salvaguardare le sorti di Atac. Il servizio pubblico è quello che favorisce i cittadini, non quello che favorisce le aziende. Invitiamo gli amici del Pd che stanno facendo proclami in favore del ‘no alla privatizzazione’ a leggere meglio i quesiti e smetterla di disinformare i romani, perché qualunque sia l’esito della consultazione crediamo fermamente che questa occasione, unica nella storia di Roma capitale, non possa essere né sprecata, né tanto meno usata strumentalmente. Ci piacerebbe – concludono – intravedere da qualche parte una volontà rinnovatrice che spezzi la continuità con gli errori del passato: spiace constatare che secondo molti l’ideale è continuare a rimanere dentro un tunnel sempre più stretto, senza luce e dentro un autobus in fiamme”.