Sono passati 15 anni dal 12 novembre 2003, quando in un attacco alla base Maestrale a Nassiriya in Iraq, morirono 19 italiani (12 carabinieri, 5 soldati e due civili) durante una missione militare chiamata “Antica Babilonia”, che era iniziata pochi mesi prima, a giugno . A provocare la strage, un camion imbottito di esplosivo lanciato a tutta velocità contro la palazzina di tre piani che ospitava i carabinieri della Msu (Multinational specialized unit). La più grande disgrazia per le forze armate italiane dalla fine della seconda guerra mondiale. La dinamica dell’attentato fu subito chiara: il camion forzò il posto di blocco all’entrata della base, situata nella vecchia sede della Camera di commercio locale, e gli occupanti aprirono il fuoco contro i militari a guardia dell’ingresso che reagirono sparando. Il carabiniere di guardia, Andrea Filippa, riuscì a uccidere i due autisti e il mezzo non arrivò all’interno della caserma: dopo aver travolto le barriere passive (reti e fili spinati) poste a difesa della struttura, però, il camion esplose. L’esplosione distrusse gran parte dell’edificio, posto sulle rive del fiume Eufrate e danneggiò una seconda palazzina dove aveva sede il comando. Nel cortile molti mezzi militari presero fuoco e andò in fiamme anche il deposito delle munizioni. Nel luogo della deflagrazione si formò un cratere profondo tre metri e largo otto: tutto ciò che c’era nel raggio di 70 metri venne distrutto. Verrà alla luce successivamente che a compiere la strage furono terroristi legati ad Al Zarqawi, allora capo di Al Qaeda in Iraq.
I caduti nella missione
I primi a parlare di attentato suicida furono i giornalisti della tv araba Al Jazeera. Sotto le macerie rimasero 12 carabinieri della Msu (Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Alfio Ragazzi, Massimiliano Bruno, Daniele Ghione, Filippo Merlino, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio Maiorana, Andrea Filippa), cinque uomini dell’esercito (Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci) e due civili, il regista Stefano Rolla, che stava facendo un sopralluogo per un film sulle missioni di pace, e l’operatore della cooperazione internazionale Marco Beci. Il 17 novembre le salme vennero riportate in Italia, il giorno successivo furono celebrati i funerali di Stato a Roma nella basilica di San Paolo e fu proclamato il lutto nazionale. La missione si concluse l’1 dicembre del 2006, mentre a partire dal 2009 il 12 novembre è la “Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”.