giovedì, Dicembre 5, 2024

Frode al comparto dell’ingrosso della grande distribuzione per 35 milioni di euro. Sequestrati beni mobili, immobili, conti correnti e quote societarie

I militari della Guardia di Finanza di Frosinone hanno dato esecuzione ad una ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Frosinone, Dott.ssa Ida LOGOLUSO, applicativa della custodia in carcere nei confronti di A.D., 51enne di Cassino (FR), e della custodia domiciliare nei confronti di G.M., 64enne di Grosseto, e di P.L., 45enne di Baiano (AV), nell’ordine capo e promotori di un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed alla frode fiscale nel settore della grande distribuzione alimentare.
Sono tuttora in corso di esecuzione i sequestri di beni mobili e immobili, conti correnti e quote societarie per un valore di circa 1 milione di euro riconducibili all’organizzazione, operante in tutto il territorio nazionale ma con sede principale nel frusinate.
Sotto la direzione della Procura della Repubblica di Frosinone, gli investigatori del Gruppo Guardia di Finanza di Cassino hanno svolto indagini nei confronti di 26 persone e quattordici società, a vario titolo coinvolte nell’articolato sistema di frode.
I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere alla truffa aggravata dalla rilevante entità del danno cagionato nei confronti dei fornitori, dall’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti all’omessa ed infedele dichiarazione, dalla falsità ideologica alla intestazione fittizia di beni e alla truffa ai danni dello Stato, in relazione alle false dichiarazioni d’intento presentate per ottenere l’esenzione IVA.
L’operazione di servizio, in particolare, prendeva avvio da un controllo su strada di un furgone che trasportava prodotti alimentari dei quale il conducente non era in grado di giustificare il possesso né chiarirne la provenienza.
Le investigazioni eseguite hanno consentito di smantellare Il “sistema”, articolato su diverse società cartiere e su vari prestanome riconducibili al gruppo criminale, che acquisivano credibilità sul mercato mediante la presentazione di bilanci contenenti informazioni non veritiere circa le proprie condizioni economiche, patrimoniali e finanziarie; inoltre, presentavano false dichiarazioni d’intento relative all’esportazione della merce all’estero al fine di evadere l’Imposta sul Valore Aggiunto.
Dopo aver instaurato preliminari rapporti commerciali e carpito la fiducia dei fornitori con iniziali operazioni andate a buon fine, i sodali eseguivano ordinativi di merce di ingente valore, senza tuttavia procedere al pagamento di quanto dovuto.
Le truffe perpetrate in danno di noti brand del settore, tra cui spiccano Coca-Cola, Peroni, Parmareggio, Olio Dante, Parmacotto e Ferrero, hanno consentito agli autori di acquisire ingenti quantitativi di prodotti alimentari rivenduti a prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato, generando un duplice effetto negativo: da un lato il mancato versamento dell’IVA e delle imposte dirette da parte delle società cartiere, dall’altro l’alterazione sleale della concorrenza nei confronti degli operatori onesti.
L’esame dei flussi finanziari e delle movimentazioni bancarie, ricostruite grazie al rinvenimento, in corso di perquisizione, dei token utilizzati per generare le password relativi ai conti correnti intestati alle società cartiere, ha consentito di seguire le tracce di tutti gli incassi delle attività illecite, fino ad arrivare, dopo una serie infinita di passaggi, al dominus del sodalizio, che in tal modo otteneva la disponibilità degli illeciti ed ingenti profitti.
I sodali conducevano un tenore di vita elevatissimo, sicuramente non proporzionato alle disponibilità lecitamente detenute, in quanto dichiaravano al Fisco redditi esigui o pari a zero.
Per tale motivo, previa autorizzazione della Procura della Repubblica, sono stati utilizzati i dati acquisiti nell’ambito delle attività di polizia giudiziaria per eseguire mirate attività di verifica e controllo fiscale nei confronti dei soggetti e delle società coinvolte, che hanno consentito di quantificare ricavi non dichiarati per oltre 26 milioni di euro, l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 35 milioni di euro ed un’evasione dell’I.V.A. parti a circa 10 milioni di euro, mentre le perdite per i fornitori, in conseguenza della truffa realizzata dall’organizzazione criminale, ammontano ad oltre 2 milioni di euro.
Chi utilizza fatture false e mette in piedi sistemi articolati e complessi di frode fiscale è un vero e proprio criminale fiscale che sottrae risorse fondamentali per lo sviluppo e la crescita del Paese.

Redazione
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