Alla fine, Theresa May si è arresa. Il voto della Camera dei Comuni sull’accordo per la Brexit, previsto domani, verrà rinviato. Lo ha annunciato la premier britannica all’aula dei Comuni, spiegando che “se procedessimo e votassimo domani, l’accordo verrebbe respinto con un margine significativo”. Si tratta di un conferma del fatto che la premier, al momento, non dispone dei voti necessari per fare approvare l’accordo. La premier britannica ha annunciato che avrà una serie di colloqui urgenti con i leader Ue per discutere le possibili modifiche al ‘backstop’, la clausola di salvaguardia sul confine irlandese contenuta nell’accordo sulla Brexit. Se il Parlamento respingerà l’accordo negoziato con l’Unione europeo, ha aggiunto May, il governo attuerà i necessari piani di emergenza per una ‘no deal Brexit’, una Brexit senza accordo tra Londra e Bruxelles. Stamattina, nel corso di una conference call con i membri del governo, la premier ha riconosciuto di non essere in grado di far cambiare idea ad una fetta consistente dei circa 100 parlamentari Tories che hanno annunciato il loro voto contrario all’accordo. Il voto sull’accordo potrebbe quindi essere rinviato alla prossima settimana o anche all’inizio di gennaio, nella speranza che una riapertura del negoziato con Bruxelles apporti all’accordo le modifiche necessarie ad ottenere il sostegno dell’ala euroscettica dei Conservatori e dei nordirlandesi del Democratic Unionist Party. Un rinvio a gennaio ridurrebbe però i tempi parlamentari per l’approvazione della legislazione necessaria per l’uscita dalla Ue, la cui data è fissata il 29 marzo del 2019. Il termine ultimo per l’approvazione è il 21 gennaio del prossimo anno. Stando a quanto stabilito dai giudici di Lussemburgo, il Regno Unito potrebbe unilateralmente decidere di non lasciare l’Unione europea. Secondo i giudici, “quando un Paese membro ha notificato al Consiglio europeo la sua intenzione di ritirarsi dall’Unione europea, come ha fatto il Regno Unito, quel Paese membro è libero di revocare un modo unilaterale quella notifica”. E quella possibilità, sottolineano, “esiste fintanto che l’accordo di ritiro concluso tra l’Ue ed i Paesi membri non è entrato in vigore o, nel caso in cui tale accordo non sia stato concluso, finché non sia scaduto il periodo dei due anni dalla data di notifica dell’intenzione di lasciare l’Ue o ogni sua estensione”. Quella di stamani è una delle decisioni più rapide prese dalla Corte nei suoi 66 anni di storia e giunge alla vigilia del voto con il quale domani la Camera dei Comuni è chiamata ad approvare o respingere l’accordo per la Brexit negoziato tra Londra e Bruxelles. Secondo le intenzioni di voto già annunciate, la premier Theresa May non dispone dei voti necessari a far passare l’accordo. La decisione della Corte del Lussemburgo sulla “revoca unilaterale” dell’Articolo 50 rafforza il fronte anti Brexit, anche alla luce degli scenari inediti che potrebbero aprirsi con la bocciatura dell’accordo a Westminster. Dal canto suo la vice portavoce capo della Commissione europea Mina Andreeva, durante il briefing con la stampa a Bruxelles ha detto: “Prendiamo nota della sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue sulla revocabilità dell’articolo 50. Abbiamo un accordo sul tavolo, che è stato appoggiato dal Consiglio europeo nel formato ex articolo 50 il 25 novembre. Come ha detto il presidente Jean-Claude Juncker, questo accordo è il migliore, è il solo possibile. Non lo rinegozieremo: la nostra posizione non è cambiata. Per quanto ci riguarda, il Regno Unito lascerà l’Ue il 29 marzo 2019”. Ieri Juncker ha avuto una conversazione telefonica con May, in cui la la premier lo ha aggiornato sullo stato delle cose nel Regno Unito, in vista del voto decisivo alla Camera dei Comuni sull’accordo di ritiro. “Siamo preparati per tutti gli scenari, ma trarre conseguenze dalla sentenza di oggi spetta al Regno Unito, non a noi”, ha aggiunto la portavoce. “La nostra ipotesi di lavoro è che il Regno Unito lascerà l’Ue il 29 marzo 2019. Oltre a ciò, non possiamo speculare. Ci sono diverse condizioni nella sentenza per la revocabilità dell’articolo 50 che dovranno essere rispettate, quindi non spetta a noi fare speculazioni”.