Il chitarrista dei Queen ha dedicato la sua prima canzone solista in vent’anni a New Horizons, la sonda della Nasa che a Capodanno ha raggiunto e fotografato un corpo celeste a 6,4 miliardi di chilometri dalla Terra. Amante della scienza fin da piccolo, Brian May ha conseguito un dottorato in astrofisica all’Imperial College di Londra nel 2007, con una tesi dal titolo “Movimenti della polvere interstellare”. Come ha spiegato May in una presentazione, il brano vuol essere un “inno allo sforzo umano”, di cui omaggia l’insaziabile curiosità rispetto ai segreti dell’Universo. Alle 6:33 del mattino (ora italiana) del primo gennaio, la sonda New Horizons ha sorvolato Ultima Thule, oggetto celeste che orbita nella Fascia di Kuiper, a un miliardo di miglia dal pianeta nano Plutone. Il viaggio della sonda è durato tredici anni, stabilendo il record della distanza più lunga mai raggiunta da un artefatto umano. Alan Stern, ricercatore del Southwest Research Institute, ha commentato: “È una capsula del tempo che ci porterà a 4.500 milioni di anni fa, alla nascita del sistema solare”.