venerdì, Dicembre 27, 2024

Governo: il ministro Tria invia la risposta alla Commissione europea. Luigi di Maio: “La lettera del Tesoro? Non ne sapevo nulla”

“Dal lato della spesa, il governo sta avviando una nuova revisione della spesa e riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022. Inoltre siamo convinti che una volta che il programma di bilancio sarà finalizzato in accordo con la Commissione europea, i rendimenti dei titoli di Stato italiani diminuiranno e le proiezioni relative alla spesa per interessi saranno riviste al ribasso”. E’ quanto si legge in un passaggio della lettera del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, alla Commissione europea che aveva chiesto chiarimenti sui conti pubblici. Della missiva, concordata con il vicepremier Matteo Salvini, il M5S è all’oscuro. E’ quanto afferma Luigi Di Maio. “La lettera preparata dal ministro Tria con la Lega? Il M5S non ne sa nulla, non ce ne siamo occupati noi, non è stata condivisa con noi. Sicuramente noi non tagliamo le spese sociali, né il reddito né quota 100″ mette in chiaro il vicepremier.”Per quanto riguarda il 2018, sebbene le condizioni macroeconomiche non abbiano consentito all’Italia di soddisfare gli sfidanti requisiti della Regola di riduzione del debito, ritengo che il governo abbia seguito un approccio prudente e responsabile” si legge nella lettera di Tria, visionata dall’Adnkronos. “Infatti”, è scritto nella missiva, “fin dal suo insediamento, non vi è stata alcuna decisione da parte del nuovo esecutivo che implicasse un allentamento della politica di bilancio per il 2018. Sebbene la crescita economica abbia sorpreso al ribasso, principalmente a causa di fattori esterni, l’anno si è chiuso con una significativa riduzione del disavanzo delle amministrazioni pubbliche, attestatosi al 2,1 per cento del Pil, in discesa dal 2,4 per cento del 2017. Il saldo primario è salito all’1,6 per cento del Pil, dall’1,4 per cento dell’anno precedente; i pagamenti per interessi, espressi in rapporto al Pil, sono diminuiti di un decimo di punto, raggiungendo il 3,7 per cento”. “Secondo le stime della Commissione il saldo strutturale dell’Italia nel 2018 è peggiorato, passando al -2,2% del Pil, dal -2,1% del 2017. Tuttavia, questa valutazione si basa sulla stima di crescita potenziale della Commissione. Secondo le previsioni di primavera della Commissione, nel 2018 l’output gap era pari a solo -0,1% del Pil, con una riduzione di 0,4 punti percentuali rispetto al 2017”, prosegue Tria nella sua lettera. “Nonostante le lievi modifiche apportate alla metodologia applicata al caso italiano la quantificazione dell’output gap dell’Italia è ancora incoerente con le principali evidenze macroeconomiche (tasso di disoccupazione ancora elevato, assenza di pressioni inflazionistiche e una forte caduta del Pil rispetto ai livelli pre-crisi). Se la crescita potenziale stimata fosse più vicina al contenuto tasso di crescita del Pil reale registrato nel 2018 (0,9 per cento), l’aggiustamento di bilancio realizzato lo scorso anno verrebbe considerato prevalentemente strutturale e non ciclico”. Tria annuncia poi che “il Governo intende introdurre ulteriori misure per semplificare il sistema fiscale e migliorare la fedeltà fiscale”. Premette il ministro: “Stiamo procedendo ad una revisione delle agevolazioni fiscali e dei regimi di concessione delle licenze al fine di incrementare le entrate per il Governo. L’amministrazione fiscale è stata recentemente riorganizzata e abbiamo introdotto la fatturazione elettronica, anche per le piccole transazioni al dettaglio” sottolinea. Quanto alla flat tax, punterà a ridurre la pressione fiscale gravante sulla classe media. ”Il Parlamento ha invitato il Governo a riformare, fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale gravante sulla classe media – si legge nella missiva – Si effettuerà anche una revisione di detrazioni ed esenzioni fiscali”. “Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil – si legge nella lettera – l’aumento registrato nel 2018 è stato in parte dovuto a un aumento della liquidità del Tesoro a fine anno, in previsione di consistenti rimborsi di titoli all’inizio del 2019. Anche altri aggiustamenti in termini di stock/flussi hanno contribuito ad aumentare il rapporto debito/Pil, in particolare il fatto che è stata emessa una quota più elevata di titoli di Stato al di sotto della pari”. “Al di là di tali considerazioni tecniche, in linea di principio concordiamo circa la necessità di conseguire un avanzo primario di bilancio più elevato per riportare il rapporto debito/Pil su un percorso chiaramente discendente. La questione, tuttavia, è la tempistica e la portata dell’aggiustamento”, viene spiegato nella missiva. “Dato l’inatteso calo del commercio internazionale e della produzione manifatturiera, e tenuto conto del persistere, in Italia, di un elevato tasso di disoccupazione e di condizioni di quasi deflazione, si è ritenuto che l’introduzione di ulteriori misure fiscali restrittive nel corso del 2018 sarebbe stata controproducente”, si legge ancora. Nella lettera indirizzata all’Ue è scritto che ”il disavanzo per l’anno in corso potrebbe essere minore di quanto prospettato nelle ultime previsioni ufficiali”. Le ultime proiezioni del governo italiano ”indicano che il disavanzo dovrebbe attestarsi al di sotto delle previsioni della Commissione e che la variazione del saldo strutturale dovrebbe essere conforme al Psc anche sulla base della stima dell’output gap della Commissione”. Per quanto riguarda lo scenario programmatico di finanza pubblica descritto nel programma di stabilità, il governo ”intende ridurre gradualmente il disavanzo nominale all’ 1,5% del pil nel 2022, l’ultimo anno del programma, con un miglioramento complessivo del saldo strutturale di quasi 0,8 punti percentuali. L’avanzo primario raggiungerebbe così il 3,1% su base strutturale nel 2022”. Per il 2020, scrive Tria, ”intendiamo conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In base alle ultime previsioni macroeconomiche ufficiali, il disavanzo nominale scenderà al 2,1 per cento del Pil”.
Redazione
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